“Venghino, signori, venghino, lo spettacolo è assicurato!”

Quando ero piccolo, a Monfalcone arrivavano spesso qualche circo malconcio (qualcuno si ricorderà il mitico circo Ambrosiano, con il clown-acrobata e il presentatore tuttofare, il suo asinello e un cane) e qualche luna-park, non sempre, per così dire, con attrezzature e giochi di ultima generazione.

C’era ancora il tiro ai barattoli, ed altre attrazioni che già allora sembravano sorpassate.

Erano gli ultimi anni in cui ancora questi saltimbanchi riuscivano in questo modo a sopravvivere. Succedeva talvolta che gli imbonitori, per attirare il pubblico, cominciassero ad annunciare un numero eccezionale, (che poi era sempre quello) oppure la possibilità di aumentare i premi per qualcuna delle attrazioni “solo per questa volta e solo con il permesso del direttore della ditta” e si giravano verso un signore , che evidentemente impersonificava il direttore della ditta,  il quale assentiva con aria seria e corrucciata, a significare che quello che avrebbe permesso gli sarebbe costato molto.

A questo punto l’imbonitore di turno invitava il pubblico ad approfittarne subito per non perdere l’occasione.

Era un trucco povero, che rivelava la sua trama come una stoffa lisa, al quale probabilmente nessuno credeva ma faceva finta di crederci per non fare rimanere male l’imbonitore. Un gioco delle parti da commedia parrocchiale.

Ecco, a questo mi ha fatto pensare l’intervento del Ministro Salvini in favore del sindaco di Monfalcone, che evidentemente è corsa a richiedere sostegno e conforto dopo le sentenze del TAR che hanno dimostrato tutta la inconsistenza dell’impalcatura sulla quale si reggeva la sua personale crociata.

Un gioco delle parti destinato a sostenere un sindaco che ha perso le basi di quella che è stata la campagna elettorale che l’ha portata a Bruxelles, evidentemente con lo scopo di alzare il tiro e mantenere la tensione sempre alta.

Tuttavia questa vicenda non può essere vissuta con la bonaria nostalgia delle commedie scolastiche recitate alla buona, con i fondali di cartone e i vestiti cuciti dalle mamme o presi in prestito dalle nonne.

Perché qui ci sono dei concetti molto, ma molto seri.

Il primo, è quello del rispetto delle regole, motto fondamentale dei ragionamenti del sindaco in ordine alla questione dei luoghi di culto della comunità islamica: la sentenza del TAR ha dimostrato che le regole non erano state violate ma che si trattava di interpretazioni parziali di leggi e regolamenti, ma peggio ancora, l’atteggiamento del sindaco rivela che lei stessa, che invoca il rispetto delle regole come mantra quasi religioso, non è disposta a obbedire ad esse se queste si discostano dal suo pensiero.

Il fatto che i giudici del TAR le abbiano dato torto viene interpretato come una devianza della magistratura, inaccettabile. “Sentenza sbagliata” “…talvolta i giudici prendono degli abbagli…” “…che i giudici vengano a vivere a Monfalcone…” insomma, un rifiuto capriccioso delle sentenze, altro che rispetto delle regole, perché le sentenze del tribunale, sia chiaro,  sono regole.

Per cui viene da chiedersi veramente, come chiosa spesso proprio lei, se questo sia ancora uno Stato di diritto.

In questa questione, esclusivamente locale, entra a gamba tesa nientemeno che il Ministro Salvini, che dichiara: “Solidarietà al Comune di Monfalcone e al Sindaco Anna Maria Cisint, dopo l’incredibile decisione del TAR che ha accolto i ricorsi di due centri culturali islamici. La vicenda ci ricorda due impegni fondamentali della Lega: riformare la Giustizia e arginare l’arroganza di alcuni islamici”.
A parte le considerazioni scontate sulla effettiva collocazione geopolitica dell’arroganza, quello che dovrebbe veramente preoccupare è la prima parte così riassumibile “l’incredibile decisione del TAR, che ha accolto i ricorsi di due centri culturali islamici, ci ricorda uno degli impegni fondamentali della Lega: riformare la giustizia”.

Che cosa significa allora per il Ministro Salvini riformare la giustizia?

Mettere i giudici nelle condizioni di sfornare solo sentenze che siano gradite al “capo”?

Creare una “giustizia a comando”?

Stabilire a priori chi può e chi non può avere ragione?

Mi sembra che i presupposti siano molto sinistri, anche se vengono dall’estrema destra.

Odorano di dittatura.

Sarebbero cose da far capire a coloro, per esempio, che votano per questi personaggi o non votano piu “…perchè tanto non cambia niente”.

Perché tornare indietro di cent’anni è un attimo, e non saranno i tempi del circo Ambrosiano, anche se i personaggi in realtà ci sarebbero tutti.

Massimo Bulli

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