Riceviamo da Fabio Marchiò e volentieri pubblichiamo
Che il mondo cambi inesorabilmente è un fatto, da anziano abitante di questo lembo di terra mi accorgo dell’inarrestabile trasformazione dei luoghi e delle regole. Cambiano le amministrazioni e la relazione con esse. Esistono delle regole fondamentali, la Costituzione in primis, che organizza la nostra Repubblica, poi ci sono le leggi, i regolamenti, le convenzioni e le abitudini.
Ora, da alcuni anni, abbiamo inaugurato una nuova modalità, molto diretta e di notevole successo, l’uso dei “desiderata”.
In cosa consiste la modalità “desiderata”? Molto semplicemente, “Chiedete e vi sarà dato”, come invitava Gesù a suo tempo: facile e diretto. La modalità dei “desiderata” crea un rapporto di unicità tra chi desidera e chi concede.
Applicare questa modalità all’amministrazione di un territorio o di una città porta sicuramente soddisfazione ad ambedue i soggetti, il rapporto è molto stretto e diretto, quasi familiare.
Penso che nelle leggi, se non in Costituzione, esista un protocollo sia per accedere alla modalità “desiderata” che per dare le risposte da parte dell’amministratore. Posso pensare che, nelle amministrazioni, esista un ufficio a cui presentare i desideri. Esista pure un protocollo, una lista d’attesa. Come per le opere urbanistiche private, anche per “come vorremmo la nostra città” sicuramente il legislatore ha pensato a tutto questo.
Quindi mi chiedo: perché non trovo indicazioni in merito? A chi devo rivolgermi?
Mi rimane un piccolo dubbio: ma se il rapporto con un amministratore è regolato dal rapporto personale e diretto, quasi intimo se non amicale, e io non lo conosco o peggio gli sono antipatico, i miei desideri a chi devo esprimerli?
Fabio Marchiò