Tanto tempo fa, una Narrazione raccontava di una piccola Città di provincia, tra il Carso ed il mare, pacifica e tranquilla, con un’Amministrazione attenta ai bisogni dei Cittadini.
Era una Narrazione puntuale e precisa, che si esprimeva quotidianamente con toni piani e pratici, spiegando le cose buone e brave che l’Amministrazione faceva per il bene di tutti i Cittadini. Raccontava di fiori e giardini, di strade pulite, di scuole da ricostruire più grandi e più belle, e magari un po’ più in là per salvare gli alberi, di piste ciclabili al posto delle ferrovie cittadine, di rotonde, anche se talvolta parlava di panchine rimosse “in nome del decoro” e di sport vietati “perché non appartengono alla Tradizione”, ma queste erano cose che non interrompevano il Bene che la Narrazione raccontava perché non piacevano solo a una minoranza dei Cittadini, che poi non erano neanche “bisiachi”, quindi tutto bene.
Ma un giorno, tutto a un tratto, la Narrazione cominciò a strillare e agitarsi. Cosa era successo? La destinazione d’uso. Aveva scoperto che alcuni locali che la comunità musulmana della Città aveva in uso per scopo associativo, venivano usati ANCHE PER PREGARE! Sconcerto e indignazione, la Narrazione dilagò su tutti i media, locali e nazionali, in trasmissioni televisive, sui social media, sui giornali per spiegare come fosse necessario, per il Bene di tutti, garantire il Rispetto delle Regole, la Legalità. Quale rispetto delle Regole, direte voi? Quale legalità? La Narrazione spiegò che quando un locale viene usato in maniera PREVALENTE per PREGARE diventa un luogo di culto, e che la DESTINAZIONE D’USO dei locali NON permetteva di utilizzare questi locali come luoghi di culto: quindi questi locali andavano chiusi. Che non era colpa dell’Amministrazione comunale, costretta ad applicare la Legge, e che con grande scandalo avevano scoperto improvvisamente quello che succedeva da vent’anni.
Ci si chiese se veramente non ci fosse una soluzione che potesse ovviare a questo problema, accontentando la comunità musulmana senza violare la legge, ma la Narrazione NEGÒ, disse che non c’erano soluzioni. Ci si chiese se fosse possibile che la Narrazione si sbagliasse, quando affermava che l’attività PREVALENTE in questi luoghi, che peraltro erano destinati anche a molte altre attività, fosse la PREGHIERA, ma la narrazione NEGÒ ancora.
E la Narrazione, in tanti interventi molto diffusi, spiegava che le cose dovevano essere dette con chiarezza e chiamate con il loro nome; però poi si cominciò a capirla sempre meno. Perché la Narrazione diceva, e ripeteva incessantemente, che l’Amministrazione comunale non intendeva assolutamente vietare la PREGHIERA ai musulmani, e se qualcuno lo ipotizzava, essa NEGAVA con fervore, quasi con violenza, minacciando querele. Poi però i locali venivano chiusi, mettendo in difficoltà i musulmani che desideravano pregare. Inoltre, sempre nello stesso intervento, mentre dichiarava che i provvedimenti di chiusura erano stati motivati dal bisogno di far rispettare le Leggi, parlava pure delle cattive abitudini dei musulmani, che trattavano male le donne e che pretendevano di farle sposare da piccole. Ma se qualcuno traeva le conclusioni che era quello il motivo per cui l’Amministrazione chiudeva questi luoghi, che aveva soprannominato “moschee”, NEGAVA, NEGAVA sempre. Poi continuava dicendo che in questi luoghi si predicava in arabo, lingua che nessuno qui capiva, e quindi poteva essere che durante queste predicazioni si predicasse l’odio. Ma chiunque collegasse questa avversione verso i musulmani alle ordinanze di chiusura delle “moschee” veniva smentito, questa possibilità veniva NEGATA: il problema era la Legalità, la destinazione d’uso dei locali, incompatibile con la preghiera.
Eppure, la stessa Narrazione, in un’occasione nella quale si rivolgeva ai componenti di un Partito amico dell’Amministrazione comunale che aveva emesso le ordinanze, menò vanto di avere chiuso due moschee. Da un lato NEGAVA di voler vietare la preghiera, dall’altro si vantava di un’iniziativa che di fatto la rendeva molto difficoltosa.
E poi la Narrazione stigmatizzava il fatto che i musulmani avessero mostrato disprezzo per le Regole e la Legge, ma in questo era veramente poco chiara: si faticava a capire che stesse chiamando le cose con il loro nome, perché in realtà la Comunità musulmana aveva immediatamente obbedito alle ordinanze di chiusura, dimostrando rispetto della Legge e delle Regole; dopo aver fatto richiesta a termini di legge di una deroga, che era stata NEGATA, aveva inoltrato una richiesta, a termini di Legge, al Tribunale per ottenere, sempre a norma di Legge, una revisione delle ordinanze. La Narrazione protestava che questo non appariva rispettoso della Legge, ma nacque una grande confusione perché in realtà la comunità musulmana seguiva rigorosamente la Legge, e a un certo punto il Tribunale aveva dichiarato che la DESTINAZIONE D’USO dei locali, in realtà, NON APPARIVA IN CONTRASTO con la possibilità di pregare nei locali.
Così la Narrazione continuò a NEGARE di avere voluto vietare la preghiera e dichiarò che il vero problema era sempre stato quello del sovraffollamento dei locali usati per la PREGHIERA. Se qualcuno osava insinuare che il fatto di parlare di problemi legati alla PREGHIERA invece che alla staticità degli edifici fosse stato funzionale alla Narrazione per farsi bella con i Partiti cui non piacciono i musulmani, NEGAVA SEMPRE. Così la Narrazione cominciò a contraddirsi e a esser sempre meno creduta. Una triste storia.
Succede talvolta che un certo tipo di Narrazione dica tutto e il contrario di tutto e che poi NEGHI ciò che non appare più adeguato alle circostanze. Si NEGA ciò che si era fatto intendere ma non si era detto esplicitamente. Si NEGA il senso e il significato delle cose che si sono fatte, se appaiono politicamente scorrette. Tutto ciò che è diventato scomodo si nega. Tutto ciò che è diventato scomodo o imbarazzante per la Narrazione, tutto…
Massimo Bulli