Il passaggio epocale, Monfalcone, la Sinistra
Da tempo il termine “Sinistra” è oggetto di discussione da due punti di vista. …
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LORO sono operai, lavoratori, persone, punto. Trasformarli in stranieri e trattarli com’è successo agli italiani in Svizzera o in Germania è disumano. Siamo a un bivio: essere un Paese “aperto e prospero” con l’apertura delle frontiere o “chiuso e povero” con il loro sbarramento. …
I lavoratori, “maestri del mare”, sono il “capitale umano” come patrimonio di capacità, competenze e conoscenze: il valore su cui investire per costruire il domani delle imprese e del Paese. Fanno parte, da protagonisti, della visione in evoluzione nello sviluppo della cantieristica nazionale, come dalle altre realtà produttive.
Inizio dai numeri forniti durante l’assemblea regionale della Confindustria Alto Adriatico a Grado, a fine settembre: per la Fincantieri nazionale, l’amministratore delegato Pierroberto Folgiero annuncia assunzioni per un migliaio di persone entro il 2024; per la Regione FVG, l’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen annuncia che fino al 2027 serviranno centomila lavoratori che in Regione non ci sono.
Davanti a questa prospettiva di lavoro e occupazione permane il silenzio locale; quindi, come cittadino chiedo: cosa vuol dire per Monfalcone? come verrà governato il processo? È doveroso ricordare che da molti anni non si parla di crisi, chiusure, cassa integrazione, che grazie al lavoro sono state superate le crisi generali del 2008, 2011, la fase del Covid, e non è poco. Mi chiedo: siamo dentro a un vuoto politico o, considerando gli ultimi anni, a una brutta politica rancorosa, che vive solo aspettando il nemico di turno, senza un domani. Comunque sia, fa paura la mancanza di una guida inclusiva, di fiducia.
Nonostante il silenzio che non cancella, ricordo che sono aperte altre questioni che hanno condizionato in negativo la città e da una loro soluzione dipende il tipo di futuro dell’impresa e della città.
Inizio dal 2012, con la richiesta da parte della Fincantieri di creare uno spazio presso l’ex albergo operai per un’attività direzionale con 670 tecnici. Viene votata all’unanimità una variante, per oltre 10.000 mq, che rispondeva alla richiesta e di fatto diventa un patto tra l’impresa e la città.
L’inaugurazione avviene nel 2017, ma su questo punto, di notevole importanza per opportunità di lavoro ai giovani, di stipendi più alti, di una diversa visione della migrazione per lavoro, il silenzio è totale.
Nessuna richiesta di rispetto dei patti, nessuna rivendicazione.
Imbarazzante: quali sono le conseguenze negative per Monfalcone?
Siamo alla Barcolana del 2019 quando l’amministratore delegato Fincantieri Giuseppe Bono annuncia l’assunzione di 1700 lavoratori, di cui 260 direttamente, entro il 2021, spiegando poi che la Fincantieri negli ultimi 20 mesi, cioè a partire dal gennaio 2018, ha assunto 1800 lavoratori.
Quali sono le ricadute per Monfalcone? ancora, e dove sono i tecnici?
Nessuna domanda, nessuna rivendicazione, perché?
Oltre l’entità dei numeri, per dare una valutazione diventa importante conoscere l’evoluzione del sistema produttivo: si è passati da un rapporto di 4 operai e 1 tecnico a 1 operaio e 1 tecnico.
Nel 2023 Fincantieri annuncia la svolta digitale, in fabbrica arriva il robot-saldatore, l’azienda intende assumere circa 600 tecnici digitali. Un campo in evoluzione, nel quale Monfalcone si nota solo per l’applicazione in produzione.
Come si vede, tanta roba su cui lavorare, come tanta e tante sono le assenze che hanno determinato un clima negativo per i lavoratori nelle aziende e nella città con sofferenza per i cittadini.
Di fatto si è data carta bianca alla grande azienda, decidendo di recitare una parte ininfluente. È necessario ribellarsi, con questo carico di lavoro e con importanti investimenti, serve una svolta radicale politica e di responsabilità, per creare un fronte ampio, necessario per far riconoscere a questo capitale umano lo stesso valore del prodotto che modella, per i diritti, la dignità in fabbrica e nel Paese Monfalcone, per un domani senza rancore.
Luigino Francovig
Visioni: e se Monfalcone la salvassero i lavoratori? Leggi tutto »
Era metà giugno del 2017, quando venne inaugurato il Piazzale-Area verde, situato nella zona antistante l’ex albergo operai.
Presenti tante persone: il Sindaco con la fascia tricolore, i Rappresentanti della Regione, Autorità e cittadini, la Banda Comunale, insomma una degna cornice per intitolarlo all’ ing. Dante Fornasir figura importante, protagonista nella visione di allora. Una bella giornata di festa.
Tanti discorsi che a breve si sono rilevati dei bla bla.
Infatti, già 5 mesi dopo la prima denuncia: “il giardino preda dell’incuria, diventato un invaso di rifiuti, le siepi morte” (17/11/2017 Il Piccolo). Più tardi diventerà anche un deposito di biciclette.
Negli anni a seguire ne è stato fatto più volte presente l’abbandono, il degrado.
Tutto vano, nessun ascolto.
Soltanto la politica del cartello di divieto, senza alcuna manutenzione e cura, non serve.
Nel 2022 metà del giardino è stato utilizzato come area da incorporare nell’asilo nido aziendale in costruzione. Finiti i lavori da oltre un anno, la parte rimasta continua a rimane nell’abbandono.
Questo, oltre un brutto vedere è un danno alle attività.
Infatti è obbligatorio passarci davanti per entrare nell’Albergo, nel Bar, nel Museo della cantieristica, nell’Asilo nido e al lavoro nella fabbrica Fincantieri.
Una vergogna, anche, la mancanza di rispetto verso la figura dell’ ing. Fornasir che non merita questo.
Una brutta cartolina da Monfalcone, come tutti possono constatare.
Siamo di fronte a una mancanza di responsabilità che dura nel tempo, ma anche di fronte alla mancata reazione che porta all’abitudine al degrado e alla non accettabile convivenza con questo. Una pratica che va respinta e curata.
Per il bene della nostra città, ci viviamo noi, credo sia doveroso pretendere le scuse per questi anni di degrado, e pretendere un lavoro di recupero dell’area verde per riportarla nelle condizioni originali, degne del nome che porta.
Luigino Francovig
Piazzale Dante Fornasir, una brutta cartolina per la città Leggi tutto »