Si può vivere senza quelli di prima?

Riceviamo da Fabio Marchiò e volentieri pubblichiamo

Questa domanda mi risuona da un po’ di tempo nella testa: sarà forse per il continuo chiamare in causa quelli di prima a giustificazione delle magagne di oggi?
Sappiamo tutti che, ad ogni cambio di rappresentanza, i nuovi venuti tendono a galleggiare sugli errori di quelli di prima, anche perché prendere in mano una città e amministrarla non è cosa da poco.

Certo, la campagna elettorale aveva delineato il percorso del nuovo governo, ne tracciava le linee programmatiche, il più delle volte il sottolineare che “non saremo come loro” (quelli di prima) bastava a rendersi simpatici e appetibili come amministratori futuri. Quindi, mandati a casa quelli di prima, prese le redini della città, cos’è che spinge quelli di oggi a chiamare in causa quelli di prima? Non basta l’agire dell’oggi, il nuovo corso, le opere prontamente approntate ed eseguite?

Bisogna prendersi cura dei nuovi amministratori, tranquillizzarli dicendo che oggi sono loro i responsabili, che possono e devono agire, fare, ascoltare, lettera testamento.

Siamo noi elettori, con il nostro voto, ad aver mandato a casa quelli di prima, con il voto abbiamo bocciato l’incapacità di essere alternativi di quelli che hanno perso. Cari quelli di oggi, fate il vostro lavoro, agite secondo coscienza e rispettate il mandato assunto, ma lasciate a noi la responsabilità e il merito di aver scelto. Noi riusciamo a vivere senza quelli di prima; ci viene il dubbio che siete voi, quelli di oggi, ad aver bisogno o nostalgia di quelli di prima.

Fabio Marchiò

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