Rocamboleschi parallelismi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta inviataci dal consigliere comunale Davide Strukelj in risposta al commento pubblicato oggi sul quotidiano “Il Piccolo” che riporta le parole del Sindaco di Monfalcone

Monfalcone, 14 ottobre 2023

Alla cortese attenzione della Sindaco di Monfalcone.

Leggiamo con non poca sorpresa il commento scritto dalla Sindaco di Monfalcone (o da chi per lei…) e apparso oggi sul quotidiano locale. E non è certo la solidarietà alla comunità ebraica e allo Stato di Israele a sorprenderci, quanto le rocambolesche disgressioni che vorrebbero costruire un parallelismo tra la nostra realtà cittadina e gli esecrabili fatti accaduti in Medioriente.  Su questi tremendi eventi è intervenuta anche la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, le cui parole sono state ampiamente citate oggi dalla prima cittadina monfalconese.

Dicevamo dei “rocamboleschi parallelismi” perché, ferma la condanna per i terribili atti di violenza perpetrati in Israele ad opera di terroristi senza scrupoli, appare evidente anche ai meno esperti che quelle dinamiche, che affondano le radici in complesse vicende storiche e geopolitiche, non sono per nulla rappresentative della neo-formatasi struttura sociale monfalconese.

E allora delle due una: o non si capisce la gravità di quanto accaduto in Israele e lo si strumentalizza fuori contesto, anche a rischio di innescare pericolose derive, oppure lo si capisce benissimo e lo si utilizza comunque, solo per scaldare i propri proseliti a guadagnarsi un po’ di visibilità. Entrambi i comportamenti ci paiono quantomeno imprudenti.

Per gli stessi motivi, come abbiamo più volte denunciato in passato, troviamo fuori luogo anche la ormai consolidata prassi di far apparire la nostra città come l’epicentro del fenomeno migratorio nazionale col solo fine di farci salire alla ribalta delle cronache e guadagnare (per lei) una visibilità immeritata e ingannevole.

Perché vede Sindaco, lei sa bene che l’immigrazione monfalconese non ha nulla a che fare con le tristi vicende degli sbarchi e dei salvataggi in mare, ai quali assistiamo da tempo, o con le rotte terrestri dei migranti che fuggono da guerre, miserie e violenze d’ogni genere. Quella di Monfalcone è di fatto un’immigrazione che somiglia molto al “funzionalismo” già adottato altrove, ad esempio in Germania, e che alcuni esponenti della destra nazionale hanno invocato come modello da imitare, visto che di fatto gli stranieri che arrivano in città sono richiamati da una specifica offerta occupazionale che evidentemente rimane localmente inevasa (per mille motivazioni sulle quali varrebbe la pena, lì sì, di lavorare intensamente …).

Scrive la Sindaco nelle conclusioni del suo commento che “in questo momento sentiamo gli israeliani come fratelli” … Vede Sindaco, noi sentiamo tutti gli esseri umani come fratelli, senza l’esigenza di apporre su di loro alcuna etichetta di nazionalità o religione, e lo sentiamo sempre, non solo “in questo momento”. Sentiamo “come fratelli” tutte le persone che subiscono violenze nei loro territori e sono costretti a sperare in un mondo migliore per sé e per i propri figli, anche al costo di abbandonare il proprio Paese di origine per cercare una casa altrove, come hanno fatto nel corso della storia anche molti ebrei migrando in Israele.

E allora, Signora Sindaco, a nulla vale il suo appello conclusivo che, facendo proprie le parole della Presidente Di Segni, chiede di “contrastare ogni predicazione di violenza e odio”, visto che a tale appello segue la considerazione secondo la quale “le parole non bastano da nessun punto di vista”. Con un filo di preoccupazione, ci chiediamo che cosa servirebbe dunque, se non il dialogo? A quale “azione” si ispirerebbe la sua considerazione finale?

Cara Sindaco, solo pochi mesi fa la Presidente Di Segni, in un’intervista sul Corriere, diceva che “se in Israele non c’è un confronto costruttivo ma solo una contrapposizione oppositiva e violenta da parte di entrambi gli schieramenti, questo stile e questa spaccatura, oltre a riverberarsi nelle nostre comunità, genera difficoltà nella difesa di Israele su cui tutti ci impegniamo. Un conto è il pluralismo delle idee. Un conto è un modello fatto di scontri che si replica qui. Non va bene in Israele, non va bene in Italia”, chiosando subito dopo: “guidare un dibattito è diverso che guidare fiumi di gente in piazza che si urlano contro”.

Capisce, Sindaco, qual è l’oceano che separa lei dalla Presidente Di Segni?

Comprende che chi esercita un ruolo deve rispondere alle necessità della comunità che rappresenta, che nel suo caso è formata da tutti i cittadini di Monfalcone, non solo dai suoi fan o elettori (passati e futuri).

E riconosce che questa funzione si esercita promuovendo il dialogo e la reciproca fiducia, e non evocando “l’azione” o fomentando paure e disagio della “gente in piazza”, sia questa la ripavimentata piazza cittadina o quella virtuale dei social?

Cordialmente,

Davide Strukelj

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