Riflessioni sul tema amianto – lettera alla redazione

La lapide originale del monumento dedicato alle vittime dell’amianto, poi modificata in quella attuale visibile in piazza Unità

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera arrivata oggi in redazione

Come ex dipendenti dei cantieri navali di Monfalcone, nel corso della nostra lunga vita lavorativa, e poi da pensionati, abbiamo visto e toccato con mano i compagni di lavoro contaminati dall’amianto; prima la paura, poi il patimento, poi le lacrime che li accompagnavano coscienti all’ultima tappa verso la morte. Abbiamo visto la sofferenza delle loro mogli, dei figli e degli amici e compagni, cose non piacevoli da raccontare o scrivere.

Oggi proviamo DISGUSTO e AMAREZZA per quanto riportato dal quotidiano locale Il Piccolo nell’articolo dal titolo “Tre cantierini morti per amianto: assolti i due imputati rimasti”.

Crediamo che l’Azienda, dopo aver inquinato Monfalcone e il suo territorio per ragioni dettate dal sistema produttivo e dopo aver ucciso chi lavorava per essa per mantenere la propria famiglia e far studiare i figli – da qui VITTIME perché non consapevoli di ciò che l’Azienda li mandava a maneggiare – e le loro mogli che lavavano gli indumenti di lavoro, non possa venir assolta proclamando come il “fatto non sussista”: la classe operaia non può permettersi davanti alle vittime di venir beffeggiata e derisa, tra l’omertà sindacale e il furioso silenzio delle forze politiche.

L’attuale giunta comunale venne eletta al primo mandato cavalcando il tema dell’amianto e le sue disgrazie e offendendo le VITTIME, questi sono i risultati?

VERGOGNOSI!

L’amministrazione comunale ebbe il coraggio di incidere sulla lapide, posta sul lato destro dell’edificio comunale, che “onorava gli eroi morti a causa dell’amianto”, senza sostituire al posto della parola EROI la parola VITTIME giustificando così l’operato dell’Azienda sollevandola dalle sue responsabilità.

E quanto riportato dalla cronaca odierna ne è il risultato. Altro che battere i pugni sulle scrivanie di Fincantieri!

Non esiste più dignità sociale e politica, ognuno annaffia il proprio orto portandosi a casa un congruo gettone di presenza, mentre le famiglie delle VITTIME sono lasciate da sole a piangere.

Franco Buttignon

Luigino Francovig

Torna in alto