Quella fiamma che non si spegne

Ha suscitato grande scalpore e indignazione l’inchiesta di Fanpage sul movimento giovanile di Fratelli d’Italia.

In quel servizio si è vista la solita lugubre liturgia fascista, il saluto nazista ripetuto più volte, il richiamo all’antisemitismo, ai forni, a personaggi che hanno significato morte, lutti e distruzione per l’Italia e l’Europa.

Inizialmente da parte della destra italiana c’è stato un tentativo di maldestra difesa, poi addirittura un attacco alla libertà di stampa e di inchiesta, con la condanna per chi quel servizio ha fatto. Solamente giorni dopo Giorgia Meloni ha scritto una lettera a tutti i dirigenti del suo partito, con la fiamma dell’MSI nel simbolo, per ricordare che in quel partito non c’è spazio per razzismo e antisemitismo. Dice ai suoi dirigenti di lasciarsi alle spalle il passato e di non vivere più di nostalgia e rancore dimenticando, solo per citarne alcuni, che la seconda carica dello Stato, potentissimo dirigente del suo partito, a casa convive con i cimeli del ventennio compreso un busto di Mussolini, e che il suo imbarazzante ministro del turismo rivendicò “con orgoglio di essere fascista”.

Non riesce però a dichiarare che il fascismo deve essere estirpato definitivamente dal suo partito e non riesce a pronunciare la parola “antifascista” com’è la Costituzione italiana sulla quale ha giurato. Nel frattempo sul simbolo resta quella fiamma, la stessa dei lepenisti francesi, la stessa di quando Almirante e altri fondarono il Movimento sociale italiano per dare una casa ai nostalgici del fascismo e ai reduci di Salò.

Red

 

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