Che in Italia vi sia un calo demografico è un dato di fatto innegabile, che il Friuli Venezia Giulia sia una regione in estrema difficoltà è un fatto altrettanto notorio, basta pensare ai piani di ridimensionamento scolastico in atto, che comporteranno perdita di posti di lavoro e riduzioni di servizi.
Quando si accorpa una scuola è una sconfitta per tutti, soprattutto in una società che spende e spande, per dirla alla Rino Gaetano, in stupidate, ma nelle cose serie, come la scuola o la sanità, quando può il sistema atteggiarsi con modus operandi tirchio, lo fa benissimo.
In tutto ciò è interessante notare le previsioni statistiche dell’Istat. Numeri. Viviamo in un mondo che corre verso i dieci miliardi di persone. Anche se ci sono Paesi, come l’Italia, che invecchiano, non si rigenerano, non come alcuni vorrebbero. C’è chi parla di sostituzione etnica in corso. Ma se non ci fossero gli immigrati, che sono persone, non oggetti, l’Italia sarebbe un Paese sepolto. In Calabria la sanità pubblica è retta da medici cubani, Veneto, Lombardia e altre regioni stanno attingendo medici da Paesi stranieri, se nelle scuole non ci fossero studenti “stranieri” docenti, ATA, dirigenti, tutti a casa. Se nella Fincantieri non ci fossero i bengalesi a lavorare, nelle condizioni in cui lavorano, non ci sarebbe qui la Fincantieri, e se non ci fosse la Fincantieri, qui sarebbe il deserto totale.
In tutto ciò, mentre l’Italia va a picco demograficamente a Monfalcone accade esattamente il contrario. Le previsioni dell’Istat, fino al 2031, indicano che Monfalcone è destinata ad andare ben oltre quota 30 mila abitanti:
2026 30.113
2027 30.254
2028 30.386
2029 30.509
2030 30.622
2031 30.727
Gorizia, invece, è destinata a scendere sotto la soglia dei 30 mila abitanti. Non accadrà nei prossimi dieci anni, ma se le cose andranno avanti così, nei prossimi vent’anni è probabile che la città scenda sotto la soglia critica dei 30 mila abitanti.
2026 33.193
2027 33.096
2028 33.001
2029 32.907
2030 32.814
2031 32.722
Insomma, Monfalcone va avanti, supererà presto Gorizia, potrebbe diventare il vero capoluogo di provincia, potrebbe tante cose, ma al momento si grida al lupo.
Attenti al lupo, direbbe il grande Lucio.
La Monfalcone di una volta non esiste più, i tempi cambiano e ci si deve adattare. Monfalcone, con decine di nazionalità rappresentate, vive la situazione dei paradossi. Qualcuno forse vorrebbe caricare su un treno tutti i migranti e rispedirli a casa per vedere lavorare nella Fincantieri gli italianissimi.
Ma chi ci lavora a quelle condizioni? Se Fincantieri vuole essere competitiva sul mercato sempre più cinico deve lavorare così e continuerà ad attingere prevalentemente manodopera da Paesi come il Bangladesh.
E senza Fincantieri Monfalcone non avrebbe più alcuna ragione di esistere. Può inventarsi i punti più a nord dell’universo mondo, può far arrivare qui tutte le crociere che vuole, ma non cambierebbe nulla. Se invece degli stranieri, dei bengalesi, la città avesse visto un incremento numerico così consistente di italiani, si sarebbe denunciato ai quattro venti che la città è full? Che non si può più consumare suolo? Salvo che per costruire scuole in stile americano, come piace ad alcuni?
Non c’è più rete, il territorio non è più connesso, se a Monfalcone ci sono scuole che hanno un numero in deroga in eccesso di iscritti, in comuni viciniori si rischia di chiudere plessi perché non hanno più studenti. Si potrebbe costruire verso l’alto, si potrebbero tante cose, a Monfalcone c’è l’imbarazzo della scelta da dove iniziare, l’unica evidenza è che si è nel paradosso, che se nel resto d’Italia si pagherebbe per avere un incremento demografico, qui si piange, perché non sono italiani, perché non sono cattolici, perché non sono come sarebbero dovuti essere nella mente di qualcuno.
La Costituzione italiana non fa differenza tra persone, e qui il buonismo o il cattivismo lasciamolo alla banalità del male delle chiacchiere da bar, siamo tutti uguali, con le condizioni di reciprocità la comunità accoglie e chi viene accolto deve fare il suo per integrarsi, questo è il minimo sindacale da pretendere, perché nulla deve essere dovuto e scontato, ma quando la casa in cui arrivi ti fa sentire non solo come un ospite indesiderato ma come un fastidio, per quale motivo l’ospite dovrebbe integrarsi? Si chiude ancora di più in se stesso, ed è quello che sta accadendo a Monfalcone: una città che si distrae con i fiorellini, bellissimi indubbiamente, una città con le spade medievali da far invidia al mago Merlino, con mosaici del Falco, con lampioni e leoni, con fontane tricolori, con piazze disfatte e rifatte, con divieti di giocare con la palla, con ringhiere e telecamere che spuntano come funghi d’autunno, ma è una città senza più alcuna vera anima.
Marco Barone