Primo Maggio nazionale 2024 a Monfalcone – lettera di un cittadino monfalconese

 

Riceviamo e pubblichiamo una lettera pervenutaci da un cittadino monfalconese

Dopo molti anni in cui non partecipavo a grandi manifestazioni politiche a carattere nazionale sono sceso in piazza a Milano alla celebrazione del 25 Aprile 2024: da anni non partecipavo ad una manifestazione politica così piena di musica, di giovani e gente di tutte le età, sembrava la colossale manifestazione nazionale a Roma per l’art. 18 contro il Berlusconi di politica memoria.

Una marea umana che festeggiava la Liberazione per la democrazia di tutti con striscioni e bandiere pro-Palestina, bandiere della pace e pochissime bandiere con loghi sindacali e politici ma tanta, tanta musica a rallegrare l’immenso corteo. Degli incidenti di cui hanno parlato i media non si è né visto né sentito niente in piazza durante gli interventi dal palco, dei quali da segnalare quello di Pif, scandito senza retorica ma con molta ironia.

Questo è successo a Milano, una metropoli capace di radunare 100.000 persone in una piazza immensa, che non è sicuramente la piazza di Monfalcone, 30.000 abitanti, nella quale si è celebrato il 1° Maggio a carattere nazionale; piazza dove si vive e si tocca con mano ancora il problema “amianto”, mentre il governo stanzia soldi destinati a Fincantieri, rea di aver ucciso operai ed impiegati ed il Comune non si esprime in tal senso.

Rimane l’amaro in bocca non vedendo manifesti o volantini sulla festa dei lavoratori affissi in città o distribuiti nei bar o nei punti di aggregazione giovanile di cui il movimento sindacale ha estremo bisogno; lasciamo stare i media filogovernativi che non parlano dell’evento in considerazione della visibilità  mediatica del  sindaco ospitante in lista per le prossime elezioni europee, ma le OO.SS. o i partiti di sinistra dovrebbero spendere qualche soldino per stampare dei manifesti in segno di saluto e ringraziamento per aver portato la manifestazione nazionale nella città dei cantieri che ha estremo bisogno di solidarietà e non solo.

Gli organizzatori sindacali di CGIL CISL UIL hanno dato libertà di manifestare in tutto il FVG – Cervignano, Trieste, Alto Friuli etc. – mentre invece avrebbero potuto e dovuto convogliare tali manifestazioni a Monfalcone in occasione dell’evento nazionale, come sempre un’occasione persa.

Dalle storiche fabbriche metalmeccaniche che in campo sindacale hanno insegnato molto al movimento operaio italiano non giunge alcun segnale per invitare alla partecipazione in piazza con bandiere o striscioni: tutto afflosciato, tutto dimenticato senza orgasmo politico/sindacale, tanta retorica da vendere un tanto al kg, si è persa coscienza della cultura operaia e del valore del lavoro, costruita negli anni con tanti sacrifici e il consumo di tomaie nel calpestare le piazze italiane rivendicando i nostri diritti/doveri, nell’utopia di ribaltare il padrone del vapore che purtroppo ancora oggi ci governa e non siamo capaci di arginare la sua politica.

Senti la gente mormorare nei bar, nei luoghi pubblici, non all’ombra degli alberi che circondavano la piazza – troppa socializzazione – come gli operai davanti al distributore del caffè, tutti sentono i loro dubbi, le loro perplessità, ma nessuno riesce o vuole coinvolgerli e metterli assieme per indirizzarli verso un obiettivo necessario per pensionati e attivi, siano essi operai o impiegati.  Manca il dialogo, manca il saper confrontarsi sui temi specifici dando obiettivi o utopie da raggiungere unendo il popolo.

Intanto sui posti di lavoro si continua a morire tra l’apatia generale di sindacati con i loro RLS e responsabili della sicurezza che dovrebbero vegliare sui posti di lavoro monitorandoli giorno per giorno senza sconti per alcuno.

Il 23 dicembre scorso a Monfalcone abbiamo ricevuto un grande insegnamento civile e culturale dalla comunità bengalese: essi hanno dimostrato il loro sentimento culturale/religioso e politico contro le decisioni prese dal sindaco leghista della città per impedire la preghiera nei loro luoghi deputati – mi chiedo come mai nei luoghi di culto delle altre religioni presenti a Monfalcone non sia successo tutto questo caos  –, essi  hanno sfilato silenziosamente in 8000 tra le vie del centro sventolando le bandiere europee e italiane per dimostrare la loro integrazione ripulendo le strade dopo il loro passaggio bravi e grazie!

Il 1° Maggio dovrebbe partire dal tema del lavoro e del suo valore con questi attori in prima fila perché protagonisti dell’economia comunale e regionale che trascina il PIL locale.

Il 30 aprile si è svolto un incontro tra il segretario nazionale Landini, con i responsabili nazionali di FIOM e CGIL e il responsabile sindacale della navalmeccanica, con i segretari regionali di CGIL e FIOM e il segretario CGIL locale assieme ad un gruppo di bengalesi che hanno illustrato i loro problemi inerenti al mondo del lavoro in Fincantieri e come vengono maltrattati dal sindaco monfalconese. I responsabili sindacali nazionali son rimasti basiti da quanto esposto dal gruppo bengalese, essendo completamente all’oscuro di tali situazioni.

Alla chiusura della manifestazione in piazza della Repubblica il segretario Maurizio Landini ha raccontato quanto sentito la sera prima e ha citato la Costituzione Italiana, in cui si stabilisce che i cittadini sono tutti uguali indipendentemente dalla razza, dalla religione etc. e devono avere trattamenti salariali come da CCNL; ha ribadito pure che bisogna costruire una base sindacale seria per questi soggetti.

Spiace considerare che “nessuno” a sinistra si fa o si è fatto carico di questo stato di cose anche in occasione di un evento a carattere nazionale nella nostra città, dimostrando una seria e vera impotenza politico/culturale  ed un’apatia che avrebbe potuto aiutare sia gli operai extracomunitari – non solo i bengalesi, ma pure i romeni, gli slavi e gli indiani – ad esprimere i loro problemi di integrazione ed inclusione sociale rivendicando sul palco, in questa manifestazione, un posto dove esprimere pubblicamente i loro problemi così da costruire un inserimento sociale degno del nome.

Il movimento operaio oggi ha bisogno di formare culturalmente e sindacalmente questa nuova manodopera che ci aiuta a produrre e creare quel prodotto che i nostri ragazzi oggi non vogliono fare per vari motivi; ci sentivamo fortunati noi assunti in cantiere negli anni ’80: un posto sicuro, con la mensilità fissa, la tredicesima e i premi produttivi e tutte le sicurezze, dalla cassa malattia all’assicurazione sul lavoro, etc.

Ma a sinistra si continua a fare demagogia, si usano queste figure solo quando serve per obiettivi irraggiungibili e mere chimere, si sfruttano episodi o situazioni per attaccare l’avversario senza accorgerci che si sta operando come i politici di destra. Credo si sia persa un’occasione nel non coinvolgere queste comunità che operano ed aiutano le aziende del territorio, credo che la sinistra tutta del monfalconese abbia fatto un altro “flop” e che debba rivedere – seppur in ritardo – i suoi obiettivi e i suoi programmi da presentare al popolo ormai stanco e stufo di minestre riscaldate ormai puzzolenti come le promesse della destra.

 

Una nota folcloristica: ad un certo punto sotto la Rocca, simbolo di Monfalcone, sono spuntate due bandiere rosse della CGIL che dopo qualche minuto sono state tolte!

 

Franco Buttignon

Cittadino monfalconese

 

 

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