Tempi cupi quando le funzioni democratiche vengono sovvertite, sia quando accade per ignoranza istituzionale, sia quando è attuato di proposito, sia che derivi dalla spocchia del “ho vinto io e faccio quello che voglio”.
A Monfalcone è accaduto alla commissione comunale di controllo, che per sua natura dovrebbe svolgere il ruolo di verifica dell’attività dell’ente, e che è assegnata statutariamente all’opposizione proprio per garantirne l’indipendenza dalla giunta.
Recentemente la commissione è diventata di fatto controllata dall’amministrazione stessa, di sua autonoma iniziativa, che ne ha definito non solo le modalità di funzionamento ma anche la convocabilità. Ed è stato proprio un dipendente del Comune, il segretario comunale, a intervenire per definire chi la commissione (che è un organo politico democratico) poteva audire e chi no. E si è anche preso il vezzo di impedire alla convocata commissione, che si sarebbe riunita entro una settimana, di accedere ai documenti segretati che sono necessari per le sue funzioni di controllo. “Ve li daremo nei tempi previsti, ovvero tra 30 giorni”, ha sentenziato, omettendo di dire che i documenti vanno consegnati prontamente ed entro 30 giorni in virtù della complessità necessaria per reperirli, lasciando quindi intendere che tali documenti non siano prontamente reperibili (forse devono ancora produrli?)
Accade anche che il consiglio diventi un luogo di mera ratifica e non il luogo di discussione e verifica dell’attività della giunta, come dovrebbe essere. Anzi, durante le sedute spesso accade che il sindaco, che interviene regolarmente come sindaco, come assessore, come tecnico, come presidente del consiglio, come consigliere, come cittadina e come mamma (cit.), si produca in soliloqui interminabili centrati su ogni tema dello scibile umano, e assuma per sua stessa nomina la funzione oracolare. Così, dopo gli interventi severamente contingentati dei consiglieri (di opposizione, perché la maggioranza si limita a ringraziare il sindaco, come previsto dal contratto di fedeltà anticipatamente sottoscritto) ecco che comincia “lo spiegone” del primo cittadino.
Ore interminabili durante le quali, essendosi auto-investita di tale ruolo, essa stessa proferisce “parola di verità”. Eh sì, perché solo dalla sua conoscenza può arrivare il verbo. Lei ha studiato, lei sa… gli altri devono ancora studiare e informarsi, perché ciò che dicono deriva dalla loro ignoranza. E lo dice e scrive senza remore (“Il consigliere AB non sa fare i conti di prima elementare”; “ma dove la se ga laureà?!” riferito alla consigliera XY, ecc.).
Insomma: benvenuti a Monfalcone, la nuova podesteria marinara a vocazione turistica.
Davide Strukelj