Per l’autostrada del Mediterraneo Orientale Triestino-monfalconese, serve competenza e visione internazionale, non “amicopoli”

 

L’incarico di chi magistralmente ha risollevato le sorti del porto di Trieste, Zeno D’Agostino, sarebbe giunto a termine il 15 dicembre 2024, e le sue dimissioni, avvenute per ragioni personali, hanno anticipato ciò che era in scadenza.

La nomina dell’Autorità del sistema portuale è disciplinata dall’articolo 8 della 28 gennaio 1994, n. 84 come modificata ed integrata, e così afferma:

Il Presidente è nominato dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, d’intesa con il Presidente o i Presidenti della regione interessata, ferma restando l’applicazione della disciplina generale di cui alla legge 24 gennaio 1978, n. 14. In caso di mancata intesa si applica la procedura di cui all’articolo 14-quater della legge 7 agosto 1990, n. 241 . Il Presidente è scelto fra cittadini dei Paesi membri dell’Unione europea aventi comprovata esperienza e qualificazione professionale nei settori dell’economia dei trasporti e portuale.

La norma è chiara. Dunque, è evidente che il peso politico di questa nomina vi sarà. Ed è l’ultima cosa che dovrebbe accadere nella gestione del porto triestino e monfalconese, come ben hanno già fatto notare i principali investitori, che non vogliono amicopoli politica, ma competenza ed esperienza.

Oltre che a competenza, servono anche visioni e le visioni non possono che essere di natura europeista, serve un profilo internazionale e non servono sicuramente visioni campanilistiche e nazionalistiche che rischierebbero di riportare indietro nel tempo il porto giuliano. Il Regno d’Italia decise di aggredire l’Impero asburgico, soprattutto per sottrarre a Vienna il porto triestino oltre che i cantieri navali monfalconesi. Vienna venne privata della sua “bocca” sul mare, e come i fatti hanno ben evidenziato, Trieste, senza il suo entroterra storico, è il niente. Competenza, visione europeista, e soprattutto non “amicopoli”.

Serve una visione congiunta tra l’area triestina e monfalconese, che possa essere comunque dal punto di vista ambientale sostenibile, perché il golfo di Trieste è delicato da questo punto di vista ed alcune scelte, come vedere in Monfalcone un hub per crociere, vanno sicuramente ripensate, perché a dir poco improprie come soluzioni.

Monfalcone è legata ai suoi cantieri navali e lo sviluppo del suo porto deve essere connesso esclusivamente a questa peculiarità, così come quello triestino, al traffico di merci per consolidare il suo essere autostrada del mare Mediterraneo Orientale, a prescindere da quale sia il punto più a Nord, Est, Ovest, Sud del Mediterraneo, che agli investitori, che sono coloro che consentono al territorio di crescere anche sul piano occupazionale, sinceramente, interessa poco e niente.

Marco Barone

Torna in alto