LORO sono operai, lavoratori, persone, punto. Trasformarli in stranieri e trattarli com’è successo agli italiani in Svizzera o in Germania è disumano. Siamo a un bivio: essere un Paese “aperto e prospero” con l’apertura delle frontiere o “chiuso e povero” con il loro sbarramento.
In Europa la priorità dell’accoglienza per ragioni economiche, demografiche, umanitarie ha fatto esplodere le ipocrisie tra le critiche e le decisioni, tra le decisioni e i comportamenti individuali di chi è preposto al governo dei processi. Sì, è in atto un processo che proseguirà per almeno altri venti anni. La storia di Monfalcone ci racconta che è iniziato con la prima “barca”, mai interrotto, parlo da testimone.
In Europa siamo al paradosso di avere dei governi schierati ai poli opposti che hanno deciso politiche che si sovrappongono per favorire l’afflusso di migranti in risposta al fabbisogno interno del mercato del lavoro. Il governo Meloni (27/09/23) ha varato una misura mirata all’ingresso di 452.000 cittadini da altri Paesi per “motivi di lavoro subordinato stagionale e non stagionale e di lavoro autonomo”, suddivisi tra 136 mila nel 2023, 151 mila nel 2024, 165 mila nel 2025. Ma così la Polonia, la Romania, la Spagna, la Germania, ecc. In Europa si è consapevoli della quantità di lavoratori che servono. Se la politica è similare, le contraddizioni si spostano sulla retorica. Non potendo contestare che i lavoratori servono alle imprese, le forze ostili indicano questi operai come un pericolo, un nemico da combattere, di cui alimentarsi nell’ipocrisia.
Nei giorni scorsi, l’assessore regionale Rosolen ha dichiarato che, nella nostra regione, entro il 2027 servono 100.000 lavoratori: “Stiamo lavorando per spingere la formazione e la ricerca, […] anche rafforzando il welfare territoriale, puntando sull’edilizia abitativa, servizi, diritto allo studio” Quindi indica una regione aperta, di prosperità.
A livello locale ritengo preoccupanti i silenzi sulle politiche industriali delle nostre aziende, che navigano bene nel mercato mondiale. Come preoccupanti sono le scelte politiche fatte di ostacoli decisi e gestiti per creare un clima di divisione, rancore, di false responsabilità. Lacci e laccioli che ostacolano questi operai e che penalizzano il sistema produttivo, impediscono la crescita, impoveriscono la città.
Sono atti inumani che vanno bloccati e rimossi con urgenza, insieme ai responsabili.
Se i lavoratori servono alle imprese, insieme sono il punto di appoggio per la crescita, per la prosperità della comunità.
Luigino Francovig