Oggi (16/02/2024), in risposta all’articolo del quotidiano locale che annuncia il “Via all’iter della nuova centrale […]”, la sindaca afferma con entusiasmo sui suoi social: “Stop al carbone! Quelli che sono riusciti a ‘chiudere’ con il carbone impegnando A2A con investimenti di più di 60 milioni di euro (dismissione smantellamento degli impianti e infrastrutture compresi) grazie al lavoro di squadra con il vice ministro Gava e il presidente Fedriga, beh, quelli siamo noi!”
Queste gioiose quanto inutili affermazioni per dire ai cittadini di Monfalcone che si terranno una centrale elettrica alimentata a combustibili fossili per il prossimo mezzo secolo!
Riportiamo qui sotto il pezzo che abbiamo pubblicato sul numero 4 del nostro giornale, uscito il 27 aprile 2023.
Crediamo sia giunto il momento di dire come stanno le cose sulla nuova centrale a gas che A2A costruirà a Monfalcone e che graverà sul nostro territorio per gli anni futuri, lasciando nel cassetto le grottesche descrizioni sulla rinascita della città, sulla cosiddetta “rigenerazione urbana” e sulla paventata quanto inesistente “de-carbonizzazione”.
Purtroppo le narrazioni che siamo ormai abituati a subire vanno in tutt’altra direzione: dopo aver visto i grotteschi rendering con i ristoranti panoramici ora dobbiamo anche vederne di nuovi, con porti turistici di fronte al bacino del cantiere navale con le navi in costruzione.[1]
Ma noi crediamo sia giusto andare a “leggere le carte”, delle narrazioni ufficiali e delle dirette social è già da un bel po’ che non ci fidiamo più.
Si pensava forse che il gruppo A2A, proprietario della centrale di Monfalcone, fosse così propenso a regalare alla città un brillante futuro “green”, come si usa dire oggi? Che con uno stabilimento di quelle dimensioni, in riva al mare, vicino ad infrastrutture di trasporto dell’energia, la grande azienda avrebbe detto “facciamo solo il bene per la città e per il suo brillante futuro turistico”?
Noi sappiamo bene che nessuno regala nulla a questa difficile città, perché dovrebbe farlo una S.p.A. quotata in borsa, che risponde principalmente ai suoi azionisti?
Per avere un’idea di cosa sia il gruppo A2A ed i suoi parametri finanziari per l’anno 2022 basta dare un’occhiata al sito https://www.gruppoa2a.it ed in particolare al comunicato stampa sui risultati preliminari per l’anno 2022, in cui si descrive trionfalmente un “Margine operativo lordo ordinario a 1,5 miliardi di euro in incremento del 7% rispetto all’esercizio precedente”!
La società è per il 25% del Comune di Milano, per un altro 25% del Comune di Brescia ed il restante 50% è collocato sul mercato azionario [2].
Tornando però a Monfalcone dobbiamo dire che avevamo letto con interesse, il 28 settembre 2021 su “ilfriuli.it”, le parole del Sindaco di Monfalcone sulla necessità di chiudere la centrale di A2A e di dire un fermo NO a qualsiasi ipotesi di un nuovo impianto in sostituzione di quello esistente. Roboanti e senza tema di smentita le sue affermazioni “La decisione dei ministri Cingolani e Franceschini sulla Valutazione di Impatto Ambientale è parte di una procedura avviata circa due anni fa da A2A per un progetto relativo alla realizzazione di una nuova centrale a gas a Monfalcone, ma non riduce né inficia le ragioni della contrarietà da parte dell’Amministrazione comunale sull’ipotesi di questo nuovo impianto, né rappresenta la fase conclusiva di questa vicenda, nella quale rimangono nodi importanti da sciogliere”.
Ed ancora: “Questo provvedimento non sposta minimamente la posizione del Comune che si basa su solide motivazioni di sostenibilità, economiche e sociali […] e pertanto “Le ragioni della nostra contrarietà non ne sono intaccate. Anzitutto la questione della sostenibilità ambientale: l’impianto avrà una potenza praticamente tripla rispetto all’attuale e tripla sarà anche la produzione di Co2, la cui riduzione è uno degli obiettivi fondamentali su cui è impegnata tutta l’Europa. Altro che economia green, si va in senso contrario con l’impegno a promuovere le energie alternative e non più quelle fossili” [3].
La novella ambientalista al governo della nostra città si prodigava allora per continuare nella sua opera di “liberazione” e per sgravare finalmente il territorio urbano dalla presenza di uno dei maggiori poli energetici della regione, quello che da sessant’anni i monfalconesi pagano in termini di inquinamento atmosferico. Sembrava quasi far fronte comune con le opposizioni e con le associazioni ambientaliste in questa battaglia verde!
È durata però poco l’illusione: infatti solo un mesetto fa il presidente della regione Massimiliano Fedriga (peraltro appena riconfermato con il 64% del 45% degli elettori) assieme alla Giunta Regionale approvavano, con la delibera del 28 febbraio 2023, l’eloquente intesa con lo Stato “ai fini del rilascio, a favore di A2A Energiefuture S.p.A., dell’autorizzazione alla modifica della centrale termoelettrica di Monfalcone, consistente dell’installazione di un nuovo ciclo combinato di ultima generazione, da circa 860 MWe (megawatt elettrici ndr) lordi e 1350 MWt (megawatt termici ndr) e nelle opere necessarie alla connessione dell’impianto alla rete elettrica nazionale ed alla rete nazionale dei gasdotti” [4].
Lettura interessante visto che oggi , sempre secondo A2A, “Le sezioni 1 e 2, alimentate sia con carbone, sia con gasolio per la fase di avviamento, hanno una potenza rispettivamente di 165 e 171 MW” (336 in totale – contro gli 860 di quella in costruzione!)[5].
Ma le narrazioni non finiscono qui, chi ci governa cerca di farci digerire l’indigeribile, ci racconta che “Il Piano d’interventi si basa, principalmente, su alcune azioni: l’immediata richiesta di chiusura dell’impianto a carbone e la realizzazione dei lavori di demolizione, smantellamento e bonifica necessari a liberare le strutture non più utilizzabili, con l’eliminazione del carbonile e dei relativi impianti, compreso il camino”! Bene, l’eliminazione del carbonile servirà a far spazio al nuovo impianto, il camino (forse) non servirà più.
Poi ancora: “Un’attività di risanamento e bonifica che prevede un investimento del valore di 60 milioni di euro, interamente sostenuto da A2A Energiefuture, e sarà realizzato per fasi programmate con conclusione entro 54 mesi”! E ci mancherebbe altro.
Insomma, a leggere con cura le carte possiamo con certezza affermare che ci terremo la centrale termoelettrica, funzionerà a gas (combustibile fossile), avrà una potenza quasi il triplo di quella esistente a carbone, ma si paventa un ipotetico uso futuro di una quota di “idrogeno verde”, ovviamente “compatibilmente con la disponibilità sul mercato”[6]!
Una nuova centrale quindi, che ci terremo per altri decenni, nuovi elettrodotti e nuovi gasdotti. Altro futuro turistico, altro che rigenerazione urbana, altro che economia green, altro che de-carbonizzazione!
Massimo Schiavo
PS: L’immagine è tratto dal documento presentato da A2A al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – MFP-GTB-100044-CCGT-08 – Relazione Tecnica SIA
[1] “Il futuro di A2A a Monfalcone […]”, ilgoriziano.it, 12 maggio 2021- “A Monfalcone un nuovo quartiere nell’area A2A […]”, Il Piccolo, 4 marzo 2023
[2] “A2A S.p.A.”, it.marketscreener.com”
[3] “Monfalcone conferma il suo ‘no’ alla centrale A2A”, “ilfriuli.it”, 28 settembre 2021
[4] Delibera 364 del 28 febbraio 2023 della Giunta Regionale FVG
[5] “La centrale termoelettrica di Monfalcone”, gruppoa2a.it
[6] Molto interessante la lettura del pezzo di Enrico Mingori su TPI del 25 marzo 2023 “Il greenwashing di Regione FVG e A2A sulla centrale elettrica di Monfalcone”