Monfalcone, ha trovato spazio sul The Guardian, sulla CNN , su StiriMd, sito moldavo, all’arabo ShiaWaves, all’australiano Pressreader, e si può continuare, il quadro che ne viene fuori di questa cittadina bisiaca, terra di mezzo, non di un romanzo di Tolkien tanto caro alla destra, ma di una regione un tempo esempio di pluralismo e multiculturalità, è tutt’altro che strepitoso.
Terra di mezzo travolta da nostalgie nazionaliste anti europeiste, tra Venezia Giulia e Friuli. Terra di mezzo, non più nota tanto per il suo essere cantiere navale, ma essere diventata una sorta di cantiere anti islam. Il tutto in un contesto europeo, dove dall’Ungheria, ai nostri confini non mancano certamente le crociate religiose da medioevo, combattute con lo scudo della burocrazia e la spada della fantomatica supremazia della civiltà “cristiana”. Sul The Guardian, l’affondo è notevole: “la popolazione di Monfalcone ha recentemente superato i 30.000 abitanti. Un trend demografico così positivo rappresenterebbe normalmente una buona notizia in un Paese alle prese con un tasso di natalità in rapido calo, ma a Monfalcone, dove Cisint ha coltivato un programma anti-Islam da quando ha vinto il suo primo mandato nel 2016, l’aumento non è stato accolto favorevolmente”. Non è la prima volta che Monfalcone diventa “famosa” suo malgrado, su tale caldissima questione. Un tempo di Monfalcone si parlava soprattutto per il varo delle sue navi, i giganti del mare, oggi, i giganti del mare sono stati oscurati da una questione sociale che è una bolla di sapone che sorvola le nostre teste, pronta a scoppiare da un momento all’altro. Il sentimento anti Islam è oramai associato a Monfalcone. Ci si culla sempre del fatto che nella vicina Trieste vi sono chiese di diverse religioni a pochi passi di distanza l’una dall’altra, ci si culla su visioni e idealismi ereditati dall’Impero perduto asburgico che non sono più di questo tempo, in un contesto storico e sociale dove oramai la norma pare essere regressione, reazione, conservatorismo, idee illiberali e imposizioni identitarie tanto fumose quanto artificiose, perché non rappresentative della realtà effettiva, della quotidianità che non si vuole semplicemente accettare. Monfalcone sta diventando dopo un piccolo caso nazionale, un piccolo caso europeo, e non è certo questo il modello europeo che può essere d’ispirazione e a cui guardare, un modello retrogrado, anacronistico, che sta riportando indietro le lancette del tempo, perché la Monfalcone di oggi è l’antitesi dello spirito dell’Europa nata a Ventotene e di quel manifesto di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, di cui voglio richiamare questo passaggio: “Oggi è il momento in cui bisogna saper gettare via vecchi fardelli divenuti ingombranti, tenersi pronti al nuovo che sopraggiunge così diverso da tutto quello che si era immaginato, scartare gli inetti fra i vecchi e suscitare nuove energie tra i giovani”.
Marco Barone
F22oto: Stefano Pizzin