Di solito noi de Il Monfalconese non ci occupiamo di libri.
Non perché non amiamo leggere, anzi (tutti i membri della redazione sono dei voraci lettori nel tempo libero), ma perché lasciamo ai più esperti e competenti il compito di presentarli e recensirli.
Per una volta, però, abbiamo voluto fare uno strappo alla regola e abbiamo intervistato due autori che vivono a Monfalcone e che hanno scritto un libro a quattro mani.
Il libro di cui vi parliamo è un romanzo poliziesco dal titolo Operazione Fantasma, scritto da Deborah Voliani e Giuliano Galante.
Abbiamo intervistato per voi Deborah e Giuliano che ci raccontano un po’ di loro e della loro passione condivisa.
1) Coppia fra le pagine e coppia nella vita. Ci volete parlare un po’ di voi? Presentatevi ai lettori…
Deborah: Io sono Deborah Voliani, sono nata a Livorno. Vivo a Monfalcone e lavoro a Trieste come assistente sociale nella società Televita.
Come hobby, scrivo poesie, racconti e romanzi gialli. Canto nel coro come del Santuario della Beata Vergine della Marcelliana a Monfalcone come soprano.
Giuliano: Ciao. Sono Giuliano, nato a Trieste. In qualità di responsabile infermieristico in Azienda Sanitaria esercito una professione d’aiuto. La scrittura è uno dei miei hobby che condivido con Deborah. Mi piace molto leggere, ascoltare invece di parlare e mi diletto con successo variabile in lavori di falegnameria.
2) La scelta di scrivere a quattro mani non è una scelta semplice. Di solito un autore esprime sé stesso nei suoi scritti in maniera individuale proprio per la natura dello scrivere che è un’arte molto personale. Come mai voi lo avete fatto?
D: Abbiamo iniziato a scrivere per gioco. Ricordo che eravamo in Croazia in ferie ed entrambi avevamo appena finito di leggere Io uccido di Giorgio Faletti. Allora ad un certo punto ho chiesto a Giuliano ” Perché non scriviamo anche noi un giallo?”. Giuliano mi ha presa sul serio e frase dopo frase è nato il nostro primo romanzo. Insieme ci divertiamo e ci compensiamo. Di solito scriviamo ognuno per conto proprio e poi rivediamo insieme il tutto. Buttiamo giù le idee e le approfondiamo con la ricerca per capire se fatti e personaggi vanno bene.
G: Prima di tutto è divertente. Esprimere sé stessi nella scrittura a quattro mani significa imparare il rispetto e a ridere assieme nei vari tentativi di superare i propri limiti.
3) Come nascono le vostre storie e da dove nascono i vostri personaggi? Da dove prendete ispirazione?
D: Le nostre storie nascono dall’osservazione della realtà che ci circonda, da fatti di cronaca e dalla nostra fantasia. I personaggi li inventiamo cercando di caratterizzarli, rendendoli credibili. Spesso inseriamo nelle nostre storie anche persone a noi molto care che fanno parte della nostra vita.
G: esercitiamo entrambi professioni di aiuto da molti anni. Impari ad ascoltare e a fare tesoro delle persone che ti circondano. Questo è il motore centrale delle nostre storie. Ci piace far parlare soprattutto chi molte volte viene dato per scontato ma che, se ascolti davvero, ti lascia a bocca aperta. Mettici un po’ di ricerca, amore per la lettura e fra una risata e l’altra, le trame nascono e si tessono quasi da sole. Scrivere ci ha dato modo di conoscere persone reali, da commissari della mobile a medici legali per arrivare ad incontrare il comandante della capitaneria di porto. Poi dentro c’è tutto il bagaglio di conoscenza e di esperienza di vita acquisita dalle persone incontrate nel nostro lavoro.
4) Quali sono gli autori che vi piacciono o vi influenzano di più?
D: Come ho già accennato mi piaceva molto come scriveva Giorgio Faletti, Patricia Cornwell, Marco Malvaldi, Donato Carrisi, Maurizio de Giovanni, Andrea Camilleri ed altri ancora.
G: Avendo gusti piuttosto eclettici, difficilmente riuscirei a identificare uno o più autori che mi hanno influenzato o ispirato in modo prevalente. Sono davvero tanti gli autori che per chiarezza di pensiero, linearità nello stile e profondità dei personaggi mi sono entrati nel cuore.
5) In Operazione Fantasma, il vostro secondo libro, si narra di un’indagine del commissario Centolance che a noi ricorda un po’ il commissario Montalbano. C’è qualche affinità con il personaggio di Camilleri? Avete in serbo altre storie? Una serie?
D: Grazie per il complimento. Pur piacendomi molto Montalbano, non mi sono ispirata a lui ma a mio marito. Io ovviamente sono Giulia, la sua fidanzata.
G: Montalbano? Non so se è un complimento o una velata accusa di plagio (è un complimento ndr). Essendo un inguaribile ottimista e con tanta autoironia, lo prendo per un complimento. Centolance pensa, respira e mangia come me. Quindi per proprietà transitiva da oggi mi paragonerò con orgoglio a Zingaretti o, meglio, al più giovane Riondino, lasciando volentieri a Deborah il ruolo di Camilleri.
6) Avete mai scritto altri generi? Come mai vi siete dedicati proprio al poliziesco?
D: Io adoro i gialli. Non potevo scegliere genere diverso e non ho dato scelta a mio marito.
G: No, non ho scritto altri generi. In mente ho qualche raccontino horror. Perché il poliziesco? Mia moglie che adora i gialli non mi ha lasciato alternative.
7) Avete un sogno nel cassetto? Se sì, quale?
D: Conoscere tante persone per poter conoscere le loro storie ed inserirle nei nostri romanzi.
G: Raggiungere la pensione e girare il mondo.
8) Cos’è la scrittura per voi?
D: Libertà sogno, evasione, divertimento.
G: La scrittura per me è condividere con mia moglie sentimenti, trame e pensieri anche profondi divertendosi.
9) Progetti futuri?
D: Scrivere ancora.
G: Vedi il sogno nel cassetto.
Per finire, vi lasciamo con una breve sinossi del romanzo (edito da CTL Editore, Livorno):
Domenico Centolance, commissario della mobile di Livorno, è tornato con una nuova indagine. Il riconoscimento delle sue capacità lo porteranno questa volta a Firenze. Dovrà far luce sul presunto e poco chiaro suicidio di una giovane ragazza, nipote del sostituto procuratore di Livorno. Le indagini lo condurranno all’interno del Museo Nazionale del Bargello e lo vedremo coinvolto in un intricato vortice di omicidi e reati che sembrano non avere un collegamento tra loro. Centolance dovrà affrontare le indagini contando non solo sul gioco di squadra in stretta collaborazione con la questura locale. Punterà soprattutto sulla capacità di ascolto, l’istinto e perché no, un pizzico di fortuna. Per provare a risolvere questo caso dovrà mantenere una visione su orizzonti molto più ampi rispetto ai fatti concreti che si trova di fronte; c’è persino chi pensa alla presenza di un fantasma. Un romanzo giallo con una punta di mistero che si snoda tra le vie di Firenze e nelle sale di uno dei musei più belli del nostro paese.
Ringraziamo dunque Deborah e Giuliano per l’intervista, auguriamo loro il meglio per la loro attività di scrittura e auguriamo a tutti voi una buona lettura sotto l’ombrellone del loro romanzo.
La Redazione