Lotte operaie e conflitti fra operai nella città dei cantieri

 

   di Marco Barone

Monfalcone si è appiattita nel tempo in quella retorica che la vuole come città dei cantieri, la cui storia risale ai primi del ’900 con tutte le vicissitudini che hanno connotato l’epopea del Cantiere navale triestino, poi Cantieri Riuniti dell’Adriatico, poi Italcantieri – Cantieri Navali Italiani, oggi Fincantieri.

Città dei cantieri, nel senso che appartiene proprio ai cantieri che ne hanno plasmato l’identità e la fisionomia, con una realtà che secondo l’ultimo grande censimento asburgico vantava 6500 abitanti italiani e 1500 cittadini di nazionalità straniera, per arrivare ai quasi 9000 cittadini di nazionalità straniera di oggi su una popolazione di circa 30mila abitanti. Incidenze storiche sempre importanti di “stranieri” a Monfalcone. Questa è l’identità vera e la storia vera della città. Il monfalconese “doc” è storicamente un frullato di nazionalità. Una città portuale, perché qui nascono le navi, approdo di operai provenienti tanto dall’Italia quanto da diverse aree del mondo e negli ultimi vent’anni con una decisa virata verso l’area del Bangladesh.

Quando si parla dei cantieri, si ricordano sempre le lotte operaie, gli scioperi, la marcia dai Cantieri verso Selz che darà origine alla storica Brigata Proletaria nel settembre del 1943. Ma i cantieri sono stati anche una fabbrica di scontri tra operai, e ve ne sono stati diversi nel corso del tempo. Come nel febbraio del 1921, quando ci fu un pesante scontro tra operai comunisti e fascisti che si concluse con l’incendio della Camera del Lavoro e della sede del Lavoratore da parte dei fascisti. Successe che dei fascisti vennero aggrediti da una ventina di operai comunisti in risposta a delle provocazioni squadriste verificatesi nella sera precedente, e la rissa ebbe termine per intervento degli ingegneri e della direzione del cantiere.  Ma delle bombe lanciate contro gli operai e una trentina di colpi di pistola sparati dai fascisti, quando tutto sembrava ritornato alla calma, procurarono diversi feriti e un morto. I cantieri furono occupati dai carabinieri.

Altro fatto tumultuoso tra operai avvenne nel luglio del 1943, in relazione alla caduta del fascismo: anche allora operai contro operai, comunisti contro fascisti se le diedero di santa ragione, ma ci furono anche scontri tra operai “rossi”, come accaduto nel luglio del 1946, quando gli animi erano accesi sulle questioni del confine orientale: non essendoci stata una grande adesione allo sciopero proclamato dai sindacati unici, vennero aggrediti gli operai aderenti alla Camera del Lavoro e tremila operai italiani per protesta decisero di abbandonare il cantiere producendo una  petizione al GMA, il governo militare alleato, che fino al 15 settembre del 1947 occuperà il Monfalconese, dopo la parentesi jugoslava durata dal primo maggio al 12 giugno del 1945.

Scontri tra operai per motivi ideologici, politici, sindacali e oggi, con i tempi che corrono, con una società sempre più in crisi sociale ed economica nella quale politiche reazionarie e irresponsabili buttano benzina sul fuoco dei nazionalismi fomentando guerre tra “poveri”, non dovrebbe stupire se si dovesse arrivare a registrare conflittualità tra operai italiani e non italiani, perché il terreno è stato seminato dal vento dell’intolleranza, aggiungendo una nuova tessera al puzzle della storia dei conflitti tra operai nei cantieri di Monfalcone.

Marco Barone

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