Lo “sballottaggio” di Monfalcone

 

In questi giorni di campagna elettorale, la destra monfalconese è tutta impegnata in una martellante propaganda sui possibili apparentamenti in caso di ballottaggio. Il messaggio è alquanto semplice e diretto (come immaginare diversamente…) e consiste in questo: se alle prossime elezioni comunali si andasse al ballottaggio il centrosinistra e la “lista islamica” si metterebbero insieme, perché sono già d’accordo così, e Monfalcone diventerebbe la nuova Mecca.

Proviamo a ragionare.

Partiamo da un recente intervento del Luca Fasan, uno di quegli interventi tenuti in occasione di un mitico aperitivo monfalconese, quelli a lui tanto cari.

Dice il giussanese che la lista del candidato Konate può contare su un numero di elettori stranieri votanti di circa 1.000 unità e che se tutti costoro votassero per la cosiddetta terza lista del candidato Konate ecco che si manifesterebbe concretamente il “rischio islamico”. Questa informazione deve essere stata assunta con grande preoccupazione dalla destra cittadina, vista l’enfasi delle dirette social e il numero degli interventi che si sono succeduti.

Ma, dicevamo, proviamo a ragionare.

La destra regionale (che tiene alla democrazia come Superman alla kryptonite…) ha recentemente modificato la legge elettorale sancendo che vince l’elezione, direttamente al primo turno, il candidato sindaco che ottiene la maggioranza dei voti, purché la sua coalizione raggiunga almeno il 40% delle preferenze; ove così non fosse si andrebbe al ballottaggio tra i primi due candidati più votati.

Alcune considerazioni.

La regola del 40% si applica, ovviamente, solo nel caso in cui ci siano almeno 3 candidati sindaci, visto che se ce ne sono 2 il risultato minimo del primo arrivato è di 50% più un voto (l’altro otterrebbe ovviamente il 50% meno un voto, dei voti validi).

Non solo. La regola del 40% trova applicazione solo nel caso in cui ci siano almeno 3 candidati sindaci e le coalizioni arrivate dal terzo posto in poi sommino almeno il 20% più un voto di consenso sui voti validi, e che nessuna delle coalizioni arrivate prima e seconda superi il 39,9% dei voti (perché altrimenti avrebbe vinto al primo turno).

Chiaro? Non tanto? OK, facciamo degli esempi (pertinenti al caso monfalconese).

Tre candidati: A prende il 39.9, B prende il 39.9 e C prende il 20.2; si va al ballottaggio tra A e B

Tre candidati: A prende il 40.1, B prende il 39.7 e C prende il 20.2; vince A

Tre candidati: A prende il 45%, B prende il 44% e C prende l’11%; vince A.

Bene, ora possiamo venire a Monfalcone.

A Monfalcone (guardando alle ultime elezioni amministrative) votano circa 10.000 elettori; quindi, stando alle (nefaste, secondo lui) previsioni del candidato di destra, la lista Konate potrebbe raccogliere il 10% dei consensi (1.000 preferenze su 10.000 votanti). In questo caso, come abbiamo visto prima, ed essendoci solo tre coalizioni, una delle altre due vince necessariamente al primo turno… il che significa nessun ballottaggio (a meno di un clamoroso e perfetto pareggio di preferenze tra i primi due!).

Le alternative possibili, e per le quali si configurerebbe l’ipotesi del ballottaggio sono:

  1. Le stime del giussanese sono corrette ma gli elettori saranno meno di 5.000, e quindi Konate avrà più del 20% (1.000 su 5.000 fa, appunto, il 20%) e potrebbe di conseguenza essere dirimente e produrre il ballottaggio tra gli altri due candidati, sempre che nessuno abbia superato il 40% dei consensi (che in questo caso corrisponderebbe ad appena 2.001 preferenze…)
  2. Le stime del giussanese sono sbagliate e il partito di Konate supererebbe le 2.000 preferenze (raccogliendone altre 1.000 oltre a quelle ipotizzate dal buon Luca), diventando così ancora dirimente e inducendo il ballottaggio tra le altre due coalizioni, sempre che nessuno abbia superato il 40% dei consensi.
  3. Una ipotesi intermedia tra le due precedenti, sempre che Konate superi il 20 e nessuno degli altri due il 40% dei consensi.
  4. Ora, che il partito di Konate possa diventare d’un colpo il primo partito a Monfalcone (perché, rispetto a tre anni fa, così sarebbe se superasse il 20% dei consensi), ci pare alquanto improbabile.

Se così non fosse, risulterebbe matematicamente impossibile che si vada al ballottaggio (e sappiamo che la matematica può essere ostica, per questo la insegnano a scuola per molti anni…. Ah già, la scuola; vabbè, ne parliamo un’altra volta).

Rimane allora da stabilire perché la destra monfalconese parli così tanto di islamizzazione e apparentamenti tra Konate e Moretti.

E io vi chiedo: davvero ve lo state domandando? No, perché a me appare piuttosto evidente che si tratta solo di propaganda, ovvero del tentativo (ennesimo) di instillare una paura (infondata) nella popolazione per raccogliere consenso e consolidare il proprio elettorato.

Insomma, mi sembra chiaro che si tratti della vecchia ricetta del nemico da sconfiggere, costi quel che costi… anche se il costo è rappresentato dal voto per il candidato auto-definitosi “burattino”, evidentemente percepito troppo “debole” dalla sua stessa coalizione.

Cari monfalconesi, votanti e non votanti: diffidate dalla becera propaganda che vi propina la destra. Alimentare le paure non aiuta nessuno e produce gravi strappi sociali, scomposizioni che talvolta diventano difficili da sanare; e sappiamo bene quali pesanti conseguenze questa dinamica possa produrre.

Davide Strukelj

 

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