“Trent’anni di irrealtà berlusconiana hanno rappresentato un lungo apprendistato allo stato di minorità di un popolo ridotto a massa. Adesso quelle masse sono pronte a cedere ulteriori quote delle proprie prerogative democratiche alle promesse consolatorie di nuovi uomini e donne “forti”, eredi dello scettro populista che fu di Silvio Berlusconi”.
Così conclude Antonio Scurati un lungo articolo scritto per Le monde dal titolo Una storia italiana come il libretto inviato da Silvio Berlusconi in milioni di case alla vigilia delle elezioni del 2001.
Un lungo articolo che ripercorre le vicende politiche e imprenditoriali, meglio politico/imprenditoriali, e personali di un uomo che ha segnato gli ultimi decenni del novecento e i primi del nuovo millennio.
Leggendolo non abbiamo potuto non pensare ai tantissimi servizi giornalistici della carta stampata, di tutte le emittenti televisive, delle dirette ai cancelli dell’Ospedale Gemelli, dei fiumi di dichiarazioni dei vari politici più o meno conosciuti, della corsa alla quasi-santificazione o nel migliore dei casi a “ ma ha fatto anche cose buone”.
Non abbiamo potuto non pensare alle leggi ad personam, al conflitto continuato con la magistratura, al non presentarsi in tribunale per impegni precedentemente assunti, alle mani sui mezzi di comunicazione, pubblici e privati, ai tanti reati caduti in prescrizione, all’idea del rapporto con la parte femminile della società.
E poi il lutto nazionale e i funerali di Stato. Insomma più o meno tutto dimenticato: per rispetto non ricordiamo le tante avventure che hanno gettato discredito al Paese, ops..alla Nazione.
Una permettetecela, però: quella della nipote di Mubarak, non fosse altro per il bellissimo discorso fatto in parlamento dall’allora deputato, oggi Presidente di Autovie Venete, avvocato Paniz, illustrando la mozione nella quale sosteneva che Berlusconi pensava che Rubi Rubacuori fosse davvero la nipote del presidente egiziano. Un discorso che sicuramente rimarrà negli annali parlamentari e una mozione che 314 deputati votarono, probabilmente senza arrossire di vergogna. Chiudendo la licenza: l’avvocato Paniz ovviamente non fu il solo a metterci la faccia, fra i tanti la stessa ministra Casellati, già presidente del Senato, allora sottosegretaria alla Giustizia, sostenne con convinzione la tesi in una intervista che in questi giorni sta rigirando sulla rete.
Si potrebbe continuare fino a domani mattina ma, per passare al locale, ci interessa arrivare ai giorni scorsi quando in Consiglio regionale del FVG si è tenuto il discorso commemorativo di Silvio Berlusconi e il successivo minuto di silenzio osservato da tutti.
Un emiciclo in piedi, tanti volti contriti, anche di quelli per il quale era stato un nemico da abbattere e sbeffeggiare; uno solamente non si alza, Furio Honsell. Una chiara presa di posizione politica per quello che il berlusconismo ha rappresentato dalla discesa in campo fino a giorni fa.
Apriti cielo: si scatena una bagarre e una reazione aggressiva e scomposta nei confronti del consigliere di Open da parte del Presidente e dell’Assessore alla Sanità.
A seguire questa la dichiarazione di Furio Honsell “ Il Consiglio regionale è il luogo politico per eccellenza in regione. Come la scelta di “commemorare Berlusconi” è un atto politico non dovuto da parte della maggioranza, così è un atto politico il mio, nell’esprimere dissenso nei confronti del modo di fare politica di Berlusconi che era appena stato esaltato. La violenza verbale e le minacce di cui sono stato fatto oggetto sono la dimostrazione tangibile di come non venga rispettato chi non si piega al “pensiero unico”. La violenza verbale delle reazioni che ho ricevuto sono la dimostrazione che quel modo di fare politica non è da prendere ad esempio.”
Va bene, davanti alla morte c’è prima di tutto il dolore e il rispetto per chi resta; è giusto che sia così ma non siamo ipocriti o banali. Concordiamo con la dichiarazione di Honsell al quale va, per quanto può contare, la nostra solidarietà anche per la coerenza dimostrata.
Concludendo, ricordiamo un pensiero fatto da un grande giornalista italiano che sicuramente non può essere tacciato di estremismo di sinistra, Indro Montanelli: «L’Italia berlusconiana è la peggiore delle Italie che ho mai visto per volgarità e bassezza. Il berlusconismo è la feccia che risale il pozzo, gli italiani devono vedere chi è questo signore.»