In margine alla presentazione della lista del candidato sindaco per la destra monfalconese, abbiamo assistito a qualcosa che credo sarebbe stato impensabile una volta.
Il candidato sindaco, assessore della giunta uscente, ha fatto erigere il proprio ufficio elettorale sulla piazza principale della città, a ridosso della principale strada che attraversa il centro cittadino. In piazza non è raro che vengano concessi spazi per piccoli gazebo che vengono posizionati per poche ore, di solito il sabato mattina, a opera di associazioni e partiti; la costruzione fatta erigere dalla destra, invece, è imponente e posizionata da diversi giorni, non è stata tolta dopo la presentazione della lista, per cui è ragionevole pensare che vi rimarrà per l’intera campagna elettorale.
Già nella scorsa tornata elettorale l’allora candidata sindaca (e sindaca uscente) aveva posizionato un gazebo più grande degli altri in mezzo alla piazza, ma questa volta il manufatto, per dimensioni e postazione, è veramente ingombrante. Probabilmente questa cosa non è illegale, è possibile che siano stati richiesti e concessi tutti i permessi previsti dalla legge, ma questa operazione, fatta dall’Amministrazione uscente e quindi dalla forza politica in posizione dominante rispetto alle altre, assume un valore altamente simbolico dell’atteggiamento padronale che questa ha della città di Monfalcone.
Pensare di appropriarsi in questa maniera di piazza della Repubblica è un qualcosa che nessuno, per una questione di pudore, di etica, di correttezza, di discrezione, di educazione e di decoro aveva mai pensato di fare. Quale delle amministrazioni precedenti avrebbe mai pensato di potersi appropriare di questi spazi senza venire subissata dalle critiche in merito alla correttezza di questo comportamento, al rispetto delle regole democratiche scritte e non scritte sulla pari opportunità di tutti in campagna elettorale? Chi avrebbe potuto farlo senza venire travolto dallo sdegno? Ma evidentemente con questa amministrazione comunale siamo andati oltre la decenza.
Non basta: dobbiamo assistere anche all’esposizione di un camion vela con il ritratto e il logo del candidato sindaco, parcheggiato di fronte al Duomo di Monfalcone, in area non destinata alla sosta, dove l’autista furbescamente accende le quattro frecce a suggerire una sosta temporanea ma che di fatto si protrae per ore. Un modo per eludere la legge, un modo spavaldo di imporre la propria volontà a dispetto di tutti e di tutto.
Tutte cose che vanno ben oltre il folclore delle competizioni elettorali e che invece suggeriscono un atteggiamento di sopraffazione, l’idea che Monfalcone sia ormai proprietà privata della compagine politica che la sta governando e che crede di esserne la padrona.
Massimo Bulli