La fune si sta spezzando

A tirare troppo la fune, questa prima o poi si spezza.

Monfalcone suo malgrado sta diventando un teatro sociale e politico totalmente alieno alla sua storia, alla sua identità, quella vera, non quella del populismo da quattro danari che tanto di moda è andato per qualche tempo per il nuovo e vecchio Continente per poi iniziare a tirar i remi in barca. Perché il futuro non è e non può essere della regressione, ma delle persone.

Andare avanti, per tornare indietro. Monfalcone, un contenitore da 30 mila anime, che vorrebbe l’omologazione e standardizzazione dei propri contenuti.

L’assimilazione del diverso, l’annientamento ideologico dell’opposto.

Siamo vicini ad uno scontro di (in)civiltà o civiltà senza precedenti. Quando si provoca, si scatena l’azione, da qui, provocazione, il contesto politico e globale impone equilibrio, senso della misura e della diplomazia.

Giostrare con il fuoco dell’ideologia, del sentimento privato e pubblico della religione, a prescindere dal proprio credo, e fede, è a dir poco un terreno sensibile. Soprattutto in una società come quella italiana che non è mai stata realmente multietnica, plurale.

La peculiarità dei luoghi portuali è l’essere città di transito, di culture diverse, di popoli e colori diversi. Nei romanzi, nei film, nell’immaginario, si son sempre mitizzati certi luoghi, pensiamo a Marsiglia, a Palermo, a Napoli, ma senza andar troppo lontano, alla stessa Trieste, che ha riscoperto la sua vitalità proprio grazie a quel porto che sotto l’Impero Asburgico ha donato alla città onori e fasti che solo ora sta riscoprendo.

Monfalcone senza il suo cantiere navale è il niente, l’anima di questa città discende da quei cantieri, dove vi è un mondo sommerso e difficilmente decifrabile e schematizzabile.

Quando la politica dell’integrazione fallisce, reagisce sempre nello stesso modo, con i divieti, con i no, con i rifiuti, con l’emarginazione. La colpa è sempre del diverso. L’autocritica non esiste. Ma questo fallimento, questi no, avranno un effetto boomerang, anche gli dei prima o poi cadranno dall’Olimpo per tornare a camminare tra i comuni mortali.

La sensazione che si ha a Monfalcone è che la fune si sta spezzando perché la tensione è arrivata a livelli senza precedenti nella storia di questo territorio, almeno dalla fine della Seconda guerra mondiale, da quando si doveva scegliere se essere Jugoslavia ed Italia.

Marco Barone

 

 

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