Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Sebbene in quiescenza da due anni ma ancora sindacalista a tempo pieno della Polizia di Stato a livello nazionale, regionale (FVG) e provinciale (Gorizia), dico che i colleghi arrestati per i gravi fatti accaduti presso la Questura di Verona, non dovrebbero mai più indossare la divisa che hanno sporcato indelebilmente. E ciò a prescindere dagli aspetti di rilevanza penale che, eventualmente, verranno accertati e giudicati dall’autorità giudiziaria.
Però, almeno secondo me, quanto ascoltato e visto dai riscontri emersi dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, è sufficiente a considerare costoro, senza se e senza ma, incompatibili con i valori e i doveri dell’appartenenza all’Istituzione Polizia di Stato. Hanno confuso, e ciò non può essere tollerato, l’esercizio “del dovere” con l’esercizio “del potere”.
Come poliziotto che ha contribuito alla smilitarizzazione e democratizzazione della Polizia di Stato, da oltre 40 anni impegnato sul versante del miglioramento delle condizioni di lavoro e della tutela dei colleghi, non posso che provare vergogna e dolore. Ma anche grande imbarazzo verso i figli, familiari, parenti, amici e tutta la collettività più in generale, verso i quali avverto il bisogno di chiedere scusa per l’operato di questi soggetti che sarebbe riduttivo definire “mele marce” ma tuttavia, va ricordato che sono stati individuati e deferiti all’Autorità Giudiziaria da colleghi della medesima Questura.
Dispiace assistere in questi giorni già difficili, alla “tifoseria politica” che, come già accaduto per altri recenti casi, interferisce anticipando ridimensionamenti di eventuali responsabilità individuali, piuttosto che innescare inopportune quanto pericolose generalizzazioni. Vieppiù sconcertante il tentativo di voler attribuire alle rappresentanze delle forze dell’ordine la volontà di operare una rivisitazione o abolizione del reato di tortura. Non è affatto vero o non lo è del tutto atteso che il Siulp, ad esempio, il maggiore tra tutte le organizzazioni sindacali di categoria, non risulta lo abbia chiesto.
Sia chiaro, dalla politica gli appartenenti alle Forze dell’Ordine non si attendono difese d’ufficio o condanne a prescindere dall’accertamento dei fatti. Semmai, che vengano onorati gli impegni assunti in materia di stanziamenti finalizzati a migliorare l’efficienza degli apparati, ma anche a rinnovare i contratti di lavoro fermi da diversi anni.
Giovanni Sammito
Segretario Provinciale Siulp Gorizia
Direttivo regionale FVG e nazionale Siulp