Il Re è nudo

Apprendiamo dalla stampa locale (Il Piccolo di giovedì, 8 agosto 2024) che il Comune di Monfalcone intende presentare un nuovo ricorso al Consiglio di Stato verso le sentenze che hanno dato ragione alle comunità islamiche di Monfalcone in merito alla querelle sull’utilizzo delle sedi delle Associazioni Culturali Islamiche anche per la preghiera collettiva.

Il Comune, quindi intende continuare la sequenza di cause giudiziarie per, cito,  “…difendere la cittadinanza e il rispetto della legalità… a tutela dell’interesse collettivo”, proponendosi di  “dimostrare la correttezza dell’azione portata avanti per garantire ai monfalconesi le necessarie condizioni di legalità e sicurezza” (cit.) questo perché le sentenze del Tar (a favore dei centri islamici) avrebbero “generato profonda perplessità e sconcerto”. Il Comune asserisce inoltre che “non è possibile che attraverso delle sentenze possano essere messe in discussione e annullate le prescrizioni e i contenuti dei regolamenti urbanistici”. Naturalmente non è così e lo sappiamo: i magistrati non hanno messo in dubbio le regole, hanno messo in dubbio il modo nel quale il Comune ha interpretato ed applicato queste regole e questo è ben diverso. Ed è chiaro a tutti che il Comune non sta “difendendo la cittadinanza ed il rispetto della legalità ” ma soltanto le posizioni estremiste adottate dalla ex sindaca per motivi di propaganda elettorale.

Anche perché, ad esempio, il rispetto della legalità dovrebbe essere stato quello di rispettare le sentenze del TAR, cosa che ex sindaca non intendeva fare, e ne ha dato ampia dimostrazione, anche nel procrastinare all’infinito l’incontro tra Comune ed esponenti della comunità islamica disposto dal Tribunale, per non parlare delle affermazioni nei confronti dei giudici che dimostrano mancanza di fiducia nel loro operato.

Ma soprattutto, la cosa più’ importante in tutta questa vicenda è la constatazione che comunque vada a finire quest’ultimo ricorso, il Comune ha comunque perso.

Sul piano etico, morale e politico il Comune ha perso.

Ed ha perso perché in tutti i procedimenti giudiziari, nei rinvii, nelle sentenze è emerso in maniera lampante che quello su cui si sta discutendo non è un macroscopico abuso, non è una invasione islamica, non è un “golpe” non è la rivelazione di un mondo sommerso che si prepara a rovesciare la legalità, non è una cospirazione, ma è invece una banale questione burocratica.

Stiamo discutendo di cavilli sulla interpretazione di norme urbanistiche, su una virgola, su un comma.

In realtà le comunità islamiche non hanno compiuto alcuna azione sovversiva.

Al massimo, dovessero essere condannati, lo saranno per avere male interpretato una norma urbanistica.

Tipo l’avere sbagliato le dimensioni di un passo carraio, o avere sbagliato la SCIA per spostare una parete.

E quindi l’amministrazione comunale ha perso la dignità, la credibilità, la faccia per avere intrapreso una guerra contro un terzo della popolazione che amministra, per motivi in realtà inconsistenti, ignorando la propria funzione principale che dovrebbe essere quella di creare una comunità armonica ed unita a fronte di esigenze di mera propaganda politica.
Tutta questa guerra santa, questa crociata con titoli sui giornali, trasmissioni televisive e libri  per una bolla di sapone.

Un caso montato ad arte a scopo di propaganda che si rivela un castello, è il caso di dirlo, di carte.
Ma è una costruzione che ha trascinato nel rancore e nello scontro l’intera comunità, ha creato odio e divisioni.

Perché non era possibile non prendere una posizione su una azione così divisiva, e questo ha creato nel tessuto sociale ferite e lacerazioni che sarà complesso rimarginare.
E la campagna contro la comunità islamica continua, perché questo è funzionale al mantenimento del personaggio creato dalla ex sindaca, che si pone come figura cavalleresca a difesa dei “nostri valori e della nostra identità”(!) e che raccoglie attorno a se una schiera di persone che trovano in questo clima conflittuale la loro ragione di essere.
L’importante infatti sembra avere sempre qualcuno da combattere, un capro espiatorio sul quale convogliare tutta la rabbia e la frustrazione di una società che vive male. Chi riesce a trovarlo, ed a concentrare su questo le energie negative, può assumere un ruolo di eroe che devia l’attenzione dei veri problemi che attanagliano la società convogliando quello che dovrebbe essere il risentimento verso chi ci governa male, in una lotta tra poveri.
Le persone che hanno creduto a questa farsa, e non sono pochissimi, sono coloro che con i loro voti hanno mandato l’ex sindaca in Europa, e questo è molto triste.
Ora, sia chiaro che chi si pone in contrapposizione con lo schieramento della ex sindaca non intende condurre una guerra santa al contrario, i musulmani si sanno difendere benissimo da soli, me è fondamentale difendere invece il diritto a non vedere le risorse pubbliche buttate al vento per la campagna elettorale di qualcuno.

Inoltre, rivelare l’inconsistenza di queste argomentazioni e la poca credibilità di queste persone è funzionale a capire veramente da chi ci siamo lasciati prendere in giro per tanti anni. A comprendere la statura morale ed il nanismo politico di chi non si è fatto scrupolo a gettare zizzania e screditare una intera comunità per la propria carriera politica.

Ora la verità emerge, e si capisce che complotti e invasioni islamiche sono come i vestiti nuovi dell’imperatore.

Esistono solo per chi li vuole vedere, ma in realtà il Re è nudo.

Massimo Bulli

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