Con la risoluzione dal titolo “Disinformazione e falsificazione della storia da parte della Russia per giustificare la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina”, del 23 gennaio 2025, il Parlamento europeo – dopo la precedente Risoluzione del 19 settembre 2019 sull’importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa – istituendo il 25 maggio (anniversario dell’esecuzione del comandante Witold Pilecki, eroe di Auschwitz) come “Giornata internazionale degli eroi della lotta contro il totalitarismo”, apre definitivamente la strada all’equiparazione del simbolismo comunista con quello nazifascista.
Il prossimo passo sarà quello di tradurre in illecito penale il simbolismo comunista. La risoluzione del 2025 nasce per colpire la Russia di Putin e difendere l’Ucraina aggredita dal regime russo.
Nel testo della Risoluzione si legge chiaramente che si deplora il continuo utilizzo negli spazi pubblici di simboli dei regimi totalitari e chiede di vietare, all’interno dell’Unione, l’uso dei simboli nazisti e comunisti sovietici, così come dei simboli dell’attuale aggressione russa contro l’Ucraina. Esprimendo l’auspicio che l’UE e i suoi Stati membri promuovano una migliore conoscenza e comprensione delle sofferenze umane degli europei inflitte dal regime sovietico durante il XX secolo; chiedendo, a tale riguardo, la memoria e il rispetto per le vittime dei crimini sovietici, come le deportazioni di massa, tra cui i tatari di Crimea e dai paesi baltici, il sistema Gulag, l’Holodomor, i massacri come quello di Katyn e la tragedia dell’Alta Slesia. Il dado è tratto.
Nessuno può negare la brutalità compiuta dai regimi totalitari, ma la semplificazione storica con la quale si tende ad assimilare ed equiparare il simbolismo comunista sovietico (che poi significa estenderlo a tutto il simbolismo comunista, come quello jugoslavo, cubano e via discorrendo) con quello mussoliniano o hitleriano è il compimento di quel revisionismo storico che è iniziato prima che altrove in Italia, con la messa sullo stesso piano delle vicende dell’esodo e delle foibe jugoslave con i crimini compiuti dal nazifascismo. Alla fine, sempre di crimini si è trattato, certo, ed il contesto ideologico e quello storico non possono fare differenza alcuna neanche per il nuovo corso politico europeista.
Questo è il sunto della questione. E il paradosso di questo mondo è che il nazifascismo sta rientrando al potere in giacca e cravatta, mentre chi è sostenitore di idee socialiste non solo sembra essere destinato all’estinzione storica ma anche alla repressione che sicuramente sarà più efficace rispetto a quella che ha connotato i nazifascismi in questi tempi, perché il capitalismo ha avuto storicamente come nemico assoluto il socialismo. Insomma, Il Parlamento europeo ha incaricato il Presidente di trasmettere la risoluzione alla vicepresidente della Commissione e alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Consiglio d’Europa, all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, al Presidente, al governo e al Parlamento dell’Ucraina e alle istituzioni russe. La strada è stata tracciata dal Parlamento europeo e non dovrà sorprendere se in Italia si arriverà a considerare come reato l’esposizione di simboli comunisti o il canonico pugno chiuso perché le basi sono state poste dall’Europa.
Marco Barone