I novelli cantastorie

La narrazione della realtà contingente, l’interpretazione degli stati d’animo della pubblica opinione sono una parte fondamentale della propaganda, in particolare da parte di alcuni soggetti politici. Intendiamoci, tutti in politica comunicano, esprimendo le proprie opinioni, proponendo idee e progetti. Tuttavia, alcuni soggetti politici incentrano la propria propaganda su una narrazione della realtà continuamente reinterpretata, dove l’interpretazione di quello che succede, delle cause dei problemi correnti viene piegata in modo ideologico alle esigenze di popolarità della voce narrante.

Se chi utilizza questo tipo di narrazione ha anche il controllo degli organi di informazione, può creare un mondo fantastico in cui il narratore è buono e giusto mentre i suoi avversari sono cattivi o incapaci. Questo impedisce agli elettori di conoscere la realtà delle cose in modo obiettivo.

Senza scomodare George Orwell e il suo 1984, sempre estremamente attuale, possiamo pensare a tutti i regimi del passato: la prima preoccupazione dei dittatori è creare una narrazione nella quale il regime agisce per il bene comune, che per il bene comune perseguita e arresta i “nemici”: nemici della rivoluzione, nemici del popolo, nemici del Paese, banditi, ecc.

Gli errori compiuti nel governo del Paese o non debbono essere considerati errori oppure sono colpa di qualcun altro, possibilmente “quelli di prima” o comunque soggetti esterni al governo. Questo è anche il modo di operare delle formazioni di destra del nostro Paese, dall’Amministrazione comunale al Governo nazionale. Nella narrazione di ogni cosa fatta, o perlomeno dichiarata conclusa, non manca mai un commento su quello che non è stato fatto da “quelli di prima” e/o dalla “sinistra”, come a dire che gli attuali amministratori “fanno” e quelli di prima “non facevano”, perché gli attuali amministratori sanno fare (“chi sa, fa” è il loro motto) e quelli di prima no, in una campagna elettorale perenne, nel corso della quale gli amministratori o i governanti si comportano e comunicano come se fossero ancora all’opposizione.

È ovvio che questo tipo di propaganda non tiene in alcun conto le motivazioni per le quali certe cose non erano state fatte in passato. Per esempio, il fatto che sino al 2016 il Patto di Stabilità impediva alle amministrazioni comunali di spendere un centesimo, e quindi non era possibile iniziare alcuna opera. Ma questo è funzionale a far credere che questa Amministrazione è capace con un solo gesto di spazzare via le pastoie burocratiche e “fare!”

Un altro esempio della propensione a fornire soluzioni (apparentemente) semplici a problematiche complesse è il modo nel quale questa amministrazione si è posta nei confronti dei problemi causati dalla forte immigrazione, che ha portato a un atteggiamento conflittuale e persecutorio contro la comunità bangladese a Monfalcone. Il problema immigrazione è estremamente complesso, abbraccia tutti i settori della vita: il lavoro, la casa, la scuola, la salute. La soluzione semplicistica proposta dalla giunta monfalconese è quella di rendere agli immigrati la vita difficile in modo che se ne vadano, come si fa con i piccioni o i topi. E gli slogan dei loro sostenitori sono quelli che sappiamo, tornate a casa vostra, chi non rispetta i nostri valori (?) se ne deve andare, eccetera. Semplice no? C’è un’infestazione, si usa l’insetticida. Solo che gli immigrati non se ne andranno, e queste soluzioni semplicistiche, che tanto consenso sembrano portare al narratore, li faranno vivere male, producendo prima scoramento, poi rabbia con tutto ciò che ne consegue, come abbiamo già visto in altre nazioni.

Un altro esempio di soluzioni semplicistiche è il confronto con Fincantieri, responsabile dell’immigrazione. L’attuale amministrazione, tutta “schiena dritta” e “pugni sul tavolo”, ha preteso un cambiamento dei modelli produttivi. Ovviamente non ha ottenuto niente, il colosso Fincantieri certamente non si scompone dinanzi a queste recite da teatrino.

C’è da dire che nei bilanci di Fincantieri (quasi otto miliardi di euro il giro d’affari) rientra anche il “bilancio di sostenibilità”, del valore di 1,7 milioni di euro, per sostenere le comunità locali. Ma difficilmente questi fondi potrebbero essere assegnati a chi batte i pugni sul tavolo per motivi di visibilità e propaganda politica. Ci vorrebbe la volontà e la capacità di creare progetti di integrazione e inclusione. Che ben difficilmente si potrebbero conciliare con le politiche divisive di questa Amministrazione.

Ecco allora che la narrazione del “che ci vuole?” si scontra con la complessità del vivere e fallisce. Ma viene narrata come vincente. Per chi, ovviamente, ci crede.

Massimo Bulli

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