Come è noto, nel goriziano è in corso un rilevante processo di dimensionamento scolastico che interesserà alcune Istituzioni del nostro territorio, ciò perché la legge attuale prevede che per poter mantenere l’Istituzione scolastica in piedi occorrono almeno 900 alunni, in base a tale criterio praticamente la quasi metà delle scuole dell’intera (ex) provincia di Gorizia dovrebbero essere accorpate.
Poi, ovviamente, si valutano una serie di fattori, le tutele delle minoranze linguistiche, la questione dei Comuni montani, l’intendere la norma con flessibilità che nella sostanza “salva” rimandando, dal processo di dimensionamento, un buon numero di scuole, almeno per qualche anno, perché il problema serio con cui si deve fare i conti amaramente è quello del calo sistemico demografico.
Dimensionamento scolastico significa riduzione del personale non solo dirigenziale, ma anche amministrativo e con docenti perdenti posto, altrimenti il dimensionamento scolastico non avrebbe alcun senso.
Significa tagli del personale e conseguente peggioramento dei servizi.
Non si è mai visto con dei tagli un miglioramento dei servizi e non certa per responsabilità del personale.
Ma tutto ciò da buona parte dell’utenza ancora non è stato ben compreso.
Venendo al caso di Monfalcone che si è determinato con la delibera di giunta 313 di fine ottobre 2023 balza all’occhio questo passaggio: “Con riguardo al dato relativo all’incidenza di alunni non italofoni per classe, il contesto normativo di riferimento è rappresentato dal DPR 394/99 che, all’art. 45 co 3, al fine di evitare la formazione di classi composte da alunni con livelli di scolarizzazione fortemente disomogenei, prevede che “Il collegio dei docenti formula proposte per la ripartizione degli alunni stranieri nelle classi: la ripartizione è effettuata evitando comunque la costituzione di classi in cui risulti predominante la presenza di alunni stranieri”. La normativa vigente prevede esplicitamente che la maggioranza dei bambini presenti in classe sia italofona, al fine di perseguire la qualità dell’offerta formativa, che potrà avvenire, stante i dati demografici, solo attraverso una equilibrata distribuzione della popolazione scolastica tra gli istituti che insistono sullo stesso territorio“.
In verità la normativa vigente, che comunque non è più attuale e rispondente alla situazione demografica in evoluzione in Italia non prevede che la maggioranza degli alunni in classe debba essere italofona, ma che quella straniera non sia predominante che tradotto letteralmente vuol significare metà e metà.
La famigerata circolare del 2010 del tetto del 30% giuridicamente non è vincolante e non ha alcun valore impositivo.
La realtà monfalconese è ben nota a tutti, incidenza di stranieri quasi da primato nazionale da far “invidia” a Prato che per anni ha avuto questo record, se così possiamo dire.
La Fincantieri che è ospitata a Monfalcone produce lavoro per l’intero mandamento monfalconese e dunque sarebbe giusto che sia il territorio del mandamento a farsi equamente carico di tale questione e non solo la città di Monfalcone.
Viviamo un territorio bisiaco ma ultimamente frammentato come mai nella sua storia, seppur piccolo, un Comune attaccato all’altro, quello che manca, soprattutto da quando sono state abolite le province, è un sistema di rete, di comunicazione tra i vari Comuni del mandamento monfalconese e viciniori.
Le classi “ghetto” non sono un beneficio per nessuno.
Ci troviamo nel paradosso che a distanza di una ventina di minuti hai scuole che rischiano di scomparire come Istituzione scolastica perché non hanno alunni a sufficienza mentre a Monfalcone si sfora in abbondanza, in eccesso, andando oltre il limite di 1200 alunni.
Gli studenti non sono oggetti, la scuola non è un parco giochi.
Ma se si continua, come successo sino ad oggi, che ognuno, per ragioni ideologiche o meno continua a guardare solo ciò che accade all’interno dei propri confini comunali, finirà in un cortocircuito sociale significativo.
Il diritto all’istruzione deve essere garantito a chiunque viva nel nostro territorio, italofono o non italofono che sia, con tutti i servizi essenziali e complementari.
Si tratta semplicemente di rispettare la nostra Costituzione, nulla di più.
Una rete, se ci fosse, se funzionasse, si adopererebbe ad esempio perché ci fosse, con l’ausilio della Regione, un servizio di trasporto scolastico comune finalizzato a garantire agli studenti che a Monfalcone non possono trovare più posto in relazione al tetto massimo di alunni per Istituto, accoglienza in modo diffuso ed organico nelle scuole del territorio.
Il caso della delibera di giunta di Monfalcone pone un problema su cui dover riflettere profondamente, a prescindere dalle imperfezioni e dagli intenti politici che questa delibera possa o non possa avere, e sarebbe il caso di far dialogare un territorio mettendosi tutti sullo stesso livello di pari dignità.
L’unica certezza è che il piano di dimensionamento scolastico che interessa l’Isontino alla luce di questa delibera, andrà sicuramente rivisto, ripensato.
Senza dimenticare comunque che nessun Comune ed Ente locale, può e potrà mai esercitare ingerenza sul “governo” scolastico, spetta alla scuola autonomamente e senza alcuna ingerenza, valutare cosa e come deliberare, quali criteri adottare e come adottarli in materia di iscrizioni e funzionamento della vita ordinaria scolastica.
Marco Barone