Commercio: diamo i numeri?

Vi ricordate l’ultimo Consiglio comunale, quello del 28 aprile? No, eh… vabbè, lo sappiamo, d’altro canto lo hanno visto forse 4 o 5 persone in aula e un centinaio di persone su YouTube (per chi fosse interessato: https://www.youtube.com/watch?v=aNOr8AM9eA0).
Insomma, durante quel Consiglio, e con l’usuale monologo introduttivo, il Sindaco aveva magnificato le molte cose fatte per valorizzare la città e rendere migliore la vita dei cittadini monfalconesi.Durante la nostra replica (dal minuto 39, circa) avevamo evidenziato che all’attività amministrativa (che possiamo considerare svolta in modo tecnicamente corretto) non ci pare sia seguito un reale miglioramento delle condizioni della città; ne danno conto gli indici di vulnerabilità sociale e materiale (i secondi peggiori della regione) e gli indici del benessere equo e sostenibile dell’ISTAT (la provincia di Gorizia galleggia nella seconda metà della classifica nazionale e generalmente, in questi indici, quando Gorizia langue Monfalcone piange…).

Ma ne danno conto anche le interviste ai monfalconesi che vediamo spesso in televisione e le stesse lamentele della prima cittadina, nonché le innumerevoli serrande abbassate e i conseguenti “vendesi” e “affittasi” che dimostrano l’impoverimento del commercio cittadino.
Apriti cielo!
Al 49° minuto (circa) con falcata decisa e uno scatto degno del miglior Ben Johnson, l’assessore al commercio Luca Fasan si precipita al banco del Sindaco, impegnata nella replica, e consegna la velina coi dati aggiornati: il saldo delle partite IVA del commercio monfalconese dal 2020 al 2022 segna un bel +48 (minuto 56, circa), sottinteso, come al solito: “bisogna informarsi meglio prima di parlare” (e voi, cioè noi dell’opposizione, non lo fate).

Ok, incassiamo la paternale (senza contraddittorio) e passiamo avanti.

Nei giorni successivi, però, vogliamo entrare nel merito della questione, perché al netto dei numeri dell’assessore, le serrande chiuse ci sono e i cartelli di cessata attività, vendita e affitto anche. E così parte la mail ufficiale: “Caro Assessore, cortesemente, ci dia contezza dei numeri citati in consiglio, della fonte da cui provengono e delle specifiche attività svolte dalle partite IVA segnalate. Grazie e cordiali saluti”.
Passano i giorni, rigorosamente tutti i 30 giorni previsti dalla norma anche se, a detta del Sindaco, basta chiedere perché “le porte sono sempre aperte” (cit.). Eh sì, le porte saranno anche sempre aperte, ma da dentro non risponde proprio nessuno, nemmeno l’assessore Luca – Ben Johnson – Fasan, la cui proverbiale velocità pare oggi decisamente più contenuta.
Ma noi non ci arrendiamo e andiamo a chiedere alla fonte più ufficiale che c’è: la Camera di Commercio, ovvero l’ente che gestisce il registro imprese. Loro sono molto più veloci, diciamo almeno come Usain Bolt.
Ed ecco i dati del commercio a Monfalcone negli ultimi 3 anni (2020, 2021 e 2022) espressamente riferiti al settore “Commercio all’ingrosso e al dettaglio”:
Partite IVA iscritte: 68
Partite IVA cessate: 136
Saldo netto: -68
Ok, direte voi, ma se guardassimo al numero complessivo troveremmo tutt’altro risultato! E invece i numeri generali dicono così:
Partite IVA iscritte: 397
Partite IVA cessate: 503
Saldo netto: -106
Assessore! Sindaco! Ma come? È per questo che non ci rispondete? Perché i dati che avete fornito sono, diciamo, un poco approssimativi? Non è che sarà sempre così? Non è che fornite numeri da propaganda e poi chi verifica scopre che sono “farlocchi”?
Insomma, non è che date i numeri a… caso? A noi il dubbio viene.
In conclusione, ahimè, non possiamo non evidenziare come questo flop del commercio, insieme alle dinamiche legate all’immigrazione, rappresentino con chiarezza il fallimento delle politiche di questa Amministrazione, che su questi due capisaldi aveva costruito la campagna elettorale e fatto promesse che non è stata in grado di mantenere.

Davide Strukelj

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