C’era una volta… (la fiaba che poi tanto fiaba non è)

In occasione del Giovedi Grasso vi regaliamo una fiaba che poi tanto fiaba non è.

Tra il serio e il faceto…

Questa storia narra di un grave, greve, grasso, grosso fattaccio di cronaca nera che più nera non si può, che turbò la tranquillità di un’amena cittadina (perennemente in fiore) posta al punto più a nord del nord conosciuto del Mediterraneo. Un paesello ridente ed accogliente noto in tutto il globo terracqueo, per la sua magnificente, saccente ed efficiente amministrazione feudale, che elargisce a piene mani con garbo ospitalità ai lavoratori immigrati, in particolare se di religione islamica e di etnia bengalese (anche se molti abitanti pensano che il Bengala sia un gatto in sari).

Raffinata e particolarmente gentile nei modi la sua governatrice, che regna questo luogo da fiaba con tocco lieve ed eloquio raffinato, lungimirante e sempre aperta alle critiche da ovunque queste arrivino. Podestà che ama perdersi nei labirinti della memoria e scrivere elzeviri che toccano il cuore dei suoi innumerevoli adoratori (volgarmente definiti anche spolvera chiappe).

Si narra che la suddetta, invero la illustrissima Podestà, con tanto di fusciacca tricolore sulle spalle, fischiettando va pensiero, nelle notti di plenilunio guardi sognante la rocca che domina la città, progettando piazze biscottate, giardini pensili degni della mitica Babilonia e passerelle sospese sulle acque del mare più azzurro che azzurro non si può a nord del Mediterraneo.

Talvolta, narrano leggende metropolitane, si sente provenire dalle stanze del suo palazzo una cantilena: “Specchio, specchio delle mie brame, chi è la schiena più dritta del reame?” Nessuna iperbole o volo pindarico lessicale può narrare le virtù di cotanta viril femminilità permeante la maestosità di questa vestale dell’accoglienza e tolleranza, ma la storia ci impone di ritornare alla dura realtà e come in un brusco risveglio riprendiamo a narrare dei delittuosi fatti che tormentarono questo paese dei balocchi.

In una notte del magico Natale identitario, nella mitica piazza cittadina avvolta dall’incantevole atmosfera festiva ingentilita dalla luminescenza della fontana multicolore custodita dal possente leoncino albino veneziano a guardia dei valori occidentali, qualche malvivente fetuso e fetente col favore dell’oscurità rapisce e distrugge l’ospite d’onore del presepe, il sacro bambinello. Che sia stata pura idiozia o maleducazione, al momento non era dato a sapere (e forse non lo sapremo mai, lasciando che l’oblio cade come nebbia sui ricordi).

Innanzi a cotanto vilipendio la regina più a nord del Mediterraneo scatena l’inferno in cielo terra e mare, i suoi strali giungono negli angoli più remoti del regno e oltre, sino a raggiungere le “terre di mezzo” dove gli hobbit padani corrono in soccorso della malcapitata. Nota è la saggezza degli hobbit padani, che subito individuano i probabili criminali, indirizzando le indagini su una pista precisa. Ed ecco che si costituisce una task force per la salvaguardia e tutela della civiltà più a nord del Mediterraneo. Scattano le formidabili indagini e nell’ambito di questa operazione da operetta, congiunta tra le ronde padane della Val Brembana, i servizi segreti lariani e le brigate celtiche “vada via ai ciap” viene fermato un presunto jihadista di origini indo-bangla-pakistane in possesso di patente farlocca. Il soggetto, alla richiesta di mostrare un valido documento di identità, consegna alle guardie padane Ambrogio Brambilla alias El Bagatt e Ambrogino Colombo detto il Cervelee, una patente riportante la foto di Baffone (quello di addavenì), giustificando la evidente discrepanza con la più classica delle frasi, ovvero “è colpa di quelli che c’erano prima”. Una volta identificato, il soggetto si è rivelato essere il pluriricercato Mustafaa Ciapa I Ratt con precedenti quali l’utilizzo della panna nella carbonara, le calze con le infradito e la sottrazione delle ampolle contenenti le sacre acque del Po, rubate durante un raduno di cacciatori delle Alpi della val Trompia. Al pericoloso terrorista viene comminata, dopo un processo con il rito longobardo abbreviato, una condanna ai lavori forzati presso la piazza più a nord del Mediterraneo, che prevedono pulitura e inceratura della pavimentazione identitaria.

L’amministrazione ha espresso profonda gratitudine alle truppe cammellate padane per l’operazione di salvaguardia e candeggio etnico, dichiarando, con orgoglio e schiena dritta, “non molliamo, avanti tutta, nella misura in cui, nella fattispecie, terapia tapioca maturata la super cazzola” e altre frasi ad effetto, tanto ad effetto che la folla di fedelissimi, radunata per l’occasione, rispose in coro “non ci sono più le mezze stagioni” e “sono sempre i migliori che se ne vanno”.

Ma poco tempo dopo un dubbio serpeggiò tra alcuni detective locali dai pollici opponibili e dalle menti non offuscate dai troppi spritz identitari: il sospetto che, a causa delle troppe luminarie si fosse preso un abbaglio e controllando le trecentosessantacinque telecamere di vigilanza si scoprì che il povero Mustafaa Ciapa I Ratt centrava come la maionese nel caffellatte. Quindi nella più completa omertosa omertà ripresero le ricerche da parte dei segugi, ma questa volta vennero ingaggiati i migliori sul mercato non badando a spese, tanto chi paga si sa è sempre Pantalone… Geronimo Stilton, il commissario Basettoni, Scooby Doo e l’ispettore Clouseau in perfetta sinergia si misero immediatamente alla ricerca dei responsabili, ricerca che non ha dato ancora i risultati sperati perché si sa che è più facile trovare un pagliaio in un ago che un cammello nella cruna di un elefante dentro un negozio di porcellane.

Ma la saggia e lungimirante signora del feudo più a nord del medioevo, pardon del Mediterraneo, con acrobazia cul-inaria seppe come rivoltare la frittata gettando in pasto ai suoi fedeli vassalli tanto ma tanto fumo che nessuno trovò più l’arrosto, ma solo kebab, tanti kebab, tutti rigorosamente identitari, preparati dal nostro Mustafaa che nel frattempo, con i soldi del risarcimento dovuto per danni morali, materiali, spirituali, identitari, aprì la pizzeria  italo-bangla più a nord del Mediterraneo (avevate dubbi?).

Ora, cari lettori, non è dato sapere se la matassa è stata poi sbrogliata dai nostri investigatori, se da questo carnevale di personaggi è stato cavato un ragno dal buco, o si è cercato solo di smacchiare il giaguaro o di pettinare le bambole. Ai posteriori l’ardua sentenza.

Come tutte le favole che si rispettino anche in questa c’è una morale. Anche nel punto più a nord del Mediterraneo, se togli la presunzione a un presuntuoso questi diverrà come una farfalla a cui togli le ali, ovvero sembrerà un verme, perché più è piccola la mente più è grande la presunzione.

La Fontaine La Plus Septentrionale De La Méditerranée

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