A invertire l’ordine delle parole il risultato cambia… eccome!

 

Alcuni giorni fa su Teleantenna.it, emittente che è ben difficile non ritenere schierata, è apparso questo trafiletto: “MONFALCONE – Tensione in piazza Cavour: intervengono due auto della polizia e una dei carabinieri. Nessun ferito. Attorno alle 20.45 un cittadino comunitario si sarebbe scagliato verbalmente contro un bengalese di circa 50 anni colpevole, secondo una prima ricostruzione, di aver guardato la moglie. Immediatamente la comunità ha fatto squadra per difendere il loro connazionale. Poco dopo sul posto sono giunte le forze dell’ordine.”
Naturalmente su queste poche parole si sono intrecciati commenti di ogni genere e qualche riflessione va fatta.

La prima cosa che salta all’occhio è la seguente: si parla di un cittadino “comunitario”, quindi di nazionalità indefinita, e di un cittadino bengalese, quindi chiaramente inquadrato. Perché questa disparità? Non viene chiarito e siccome questo trafiletto non spiega molte cose, ma le lascia volutamente all’interpretazione di ognuno, appare lecito formulare ciascuno la propria ipotesi. L’idea che nasce immediata è che il “giornalista” abbia voluto porre la questione nei seguenti termini: un cittadino comunitario, quindi non per forza un italiano, ma comunque uno dei “nostri” è venuto a diverbio con uno dei “loro”. Ma “loro” non ci stanno e si uniscono per fronteggiare il “nostro”, fanno squadra e difendono il “loro”. Senza botte, senza feriti.
Hanno mantenuto la dignità del loro gruppo o si sono costituiti in una gang? Per quel poco che conosco la comunità bangladese, visto anche il clima impostato ad arte contro di loro in questi ultimi due anni, propendo per la prima delle due ipotesi. La comunità bangladese è una comunità pacifica, laboriosa, gentile e, per quanto si sa, mai aggressiva. Però sono stati oggetto di un sacco di calunnie, di una costante campagna denigratoria e di una strisciante discriminazione anche da parte di persone che nemmeno se ne rendono conto. Infatti, ci si aspetta sempre da loro sottomissione, l’accettazione inerme di piccoli soprusi, si dà loro sempre del tu, ci si aspetta che accettino lavori umili, che si facciano da parte quando passa un “cittadino comunitario”. Che non si permettano di comportarsi come un cittadino “bisiaco”.
Non sappiamo come sia andata effettivamente, non è spiegato, ma potrebbe essere che effettivamente il cittadino bangladese si sia permesso di guardare con ammirazione la signora, ma questo, sebbene disdicevole, sarebbe un peccato molto comune tra gli uomini in generale, bisiachi compresi. Se fosse stato un bisiaco a fare questo, il nostro “cittadino comunitario” si sarebbe comportato allo stesso modo? Oppure è possibile che trattandosi di un cittadino bangladese il nostro “cittadino comunitario” si sia sentito autorizzato a esercitare particolare durezza oppure addirittura una gratuita sfida? E gli altri cittadini che si sono sentiti di difendere il loro connazionale, stavano raccogliendo la sfida o semplicemente si sono riuniti per contrastare un’ingiustizia?
Tempo fa, in una discussione online su FB una persona che non vive a Monfalcone ha chiesto “Ma veramente a Monfalcone siete così razzisti?” È una domanda che solleva un problema non da poco. Il fatto che un’Amministrazione di destra abbia con tanta dedizione continuato a costruire una narrazione che demonizza questa comunità sicuramente ha sdoganato un pensiero ostile contro queste persone, diffondendo un clima di sfiducia e paura nei loro confronti, oltre all’idea che essendo stranieri e per giunta poveri, non abbiano diritti. Per cui molte persone si sono lasciate convincere a depersonalizzarli, a smettere di pensare a loro come esseri umani ma a considerarli come soggetti astratti portatori di ogni problema. A intervenire nelle discussioni sui social con commenti aberranti ma anche a comportarsi nella vita come se dar contro a queste persone fosse un punto d’onore (anche se poi magari salutano volentieri i vicini bangladesi e scherzano con i loro bambini). Come a ribadire una propria presunta superiorità per diritto di nascita. E questo si potrebbe certamente identificare come razzismo, però io credo che nella maggior parte dei casi sia un razzismo indotto da una narrazione strumentale alla propaganda politica della destra, che tra l’altro evidentemente funziona dal momento che ha portato un oscuro sindaco di provincia a diventare europarlamentare. A questo razzismo dobbiamo ribellarci, anche cercando di leggere le notizie con un occhio critico, senza lasciarci trascinare dal populismo più becero.
MONFALCONE – Tensione in piazza Cavour: attorno alle 20.45 un passante si sarebbe scagliato verbalmente contro un uomo di circa 50 anni colpevole, secondo una prima ricostruzione, di aver guardato la moglie. Fortunatamente, le altre persone presenti nella zona si sono immediatamente attivate per evitare lo scontro fisico. Poco dopo sul posto sono giunte le forze dell’ordine e tutto si è risolto.
Questa sarebbe stata la notizia porta in modo corretto e senza l’intento di provocare risentimenti di tipo razziale. Ma evidentemente non sarebbe stata nemmeno una notizia.

Quindi, stiamo attenti a ciò che leggiamo e soprattutto impariamo a leggere tra le righe.

Per restare in pace.
Massimo Bulli

 

 

 

Foto di S K da Pixabay

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