Dal golfo d’“America” a Ronchi “dei Legionari”, i nomi dei luoghi ritornano alla ribalta

Per cambiare il nome di un luogo basta un decreto. In un attimo si può cambiare la storia, oppure sanare errori compiuti nel corso della storia.

Con la nuova presidenza americana non è un caso che si sia tornati a parlare anche di nomi geografici: il simbolismo conta, eccome. Il golfo del Messico è diventato in un secondo il golfo d’America, Mount Denali tornerà a chiamarsi Mount McKinley. Nel 1975, la Commissione per la toponomastica dell’Alaska ripristinò, a livello statale, il nome “Denali”, chiedendo all’omologo ufficio federale di fare altrettanto. Il 31 agosto 2015 il presidente Barack Obama ripristinò il toponimo originario, che ora con Trump è stato nuovamente cancellato. Un ritorno al passato. Un passato che non passa e che lascia il segno.

I nomi dei luoghi sono fondamentali, sono espressione dell’identità, della storia di un luogo e in Italia, come ben sappiamo, di storpiature ne abbiamo avute tante, a partire dall’italianizzazione dei nomi voluta dal fascismo: in diverse località si è andati oltre la comicità pur di negare il carattere slavofono o germanofono del toponimo. Poi ci sono stati altri pasticci storici che hanno imposto il marchio fascista sulla storia del luogo apponendo una denominazione inopportuna e sbagliata, come quel “dei Legionari” di Ronchi, di cui nel 2025 ricorre il centenario. Da Ronchi di Monfalcone divenne Ronchi dei Legionari per celebrare la presa di Fiume da parte di D’Annunzio, una denominazione con la quale si celebra un fatto eversivo, militarista e distruttivo per la città di Fiume e nello stesso tempo se ne rivendica l’italianità.

Denominazione più sbagliata di questa non poteva esserci; tra l’altro non ci fu nessun ronchese protagonista di quel misfatto.

Insomma, se si è arrivati a cambiare il nome di un golfo, non si vede perché non si possa arrivare a eliminare quel “dei Legionari”. Visti i tanti nostalgici del passato, si ritornerà a parlare di nomi di luoghi, di identità storiche, di memorie e simbolismi che nel contesto mondiale attuale vedono gli estremismi ideologici nazifascisti e di destra essere prevalenti. Paradossalmente l’eliminazione “dei Legionari” potrebbe proprio andare controcorrente, con un sano gesto europeista e antifascista, ripulendo il nome di Ronchi e restituendo alla comunità la propria storia e identità, che non è sicuramente quella imposta dal fascismo con quel “dei Legionari”: nell’anno di Nova Gorica e Gorizia Capitale europea della cultura, che coincide con il centenario di quell’imposizione fascista, si avrà il coraggio politico di osare ciò che fino a oggi non si è voluto fare? Eliminare un suffisso fascista in una cittadina che ha dato anima e corpo all’antifascismo, a partire dalla formazione della Brigata Proletaria, dovrebbe essere il minimo sindacale, ma così non è stato e così ancora oggi non è.

Ma la speranza che ciò possa accadere c’è.

Marco Barone

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