Sei alberi per salvare Monfalcone

 

Il tipo di economia, di produzione, di infrastrutture, di servizi, il movimento di migliaia di persone, nonostante le buone volontà, non possono essere a impatto zero.

Proviamo a fare due conti alla buona, senza pretese di precisione, soltanto per quanto riguarda la produzione di CO2 legata ai mezzi di trasporto sul territorio.

Parto dall’aeroporto regionale di Trieste, con sede a Ronchi dei Legionari, considerando la durata di un volo mediamente di due ore avremo una produzione di 500 kg di CO2 (250 kg per l’andata e altrettanto per il ritorno) per persona. Il livello di inquinamento simile a quello vicino a un’autostrada a traffico sostenuto. Più o meno come una centrale a carbone. Considerato positivo il milione di passeggeri, i calcoli sull’inquinamento sono pesanti. E poi c’è da considerare che il 70% del traffico nelle strade nella città è di passaggio; e poi l’andamento positivo della produzione industriale, l’aumento del traffico individuale per andare al lavoro e nella vita; l’aumento degli abitanti, la gestione dell’enorme quantità dei rifiuti prodotti, tutto porta a un peggioramento della qualità dell’aria, a un consumo del suolo.

Qual è il limite immaginabile? Quale il rallentamento dello sfruttamento delle risorse e della rincorsa senza fine al profitto? Siamo chiamati a prenderci la responsabilità di scegliere: mettere in discussione il sistema o accontentarsi di mettere i cerotti, vivendo alla giornata?

Non è vero che non c’è alternativa al mondo in cui viviamo.

Non è vero che chi immagina un mondo diverso è un ingenuo.

Una responsabilità di ognuno di noi, anche con il voto, per partecipare alla decisione di quale transizione bisogna mettere in atto per costruire e dimostrare che un futuro diverso è possibile.

Per compensare soltanto la CO2 prodotta dai viaggi aerei, dal traffico, dalle industrie, da ognuno di noi, considerando che un albero assorbe in media 10 kg all’anno, bisognerebbe piantare sei alberi per cittadino, creando una “foresta isontina”.

Dai piani nell’agricoltura, a quelli dei centri abitati dentro un piano territoriale con la partecipazione dei cittadini, a quelli altrettanto importanti delle aziende locali con un impegno a prendersene cura per almeno 10 anni. Partecipando così al Piano europeo, varato nel 2021, per la piantumazione di 3 miliardi di alberi entro il 2030. Assumiamo la questione ambientale, con quella della sicurezza, della salute sui posti di lavoro e a casa, come centrali delle nostre politiche, per cambiare radicalmente.

Luigino Francovig

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