Siamo sempre alle solite, d’altronde la realtà monfalconese è nota a tutti, grazie alla delocalizzazione al contrario effettuata da Fincantieri. Un concentrato di nazionalità importante, in una realtà sociale che rischia l’implosione, e dove i diritti sociali e quello all’istruzione rischiano di essere seriamente compromessi. D’altronde le liste d’attesa per le iscrizioni a scuola sono un fatto noto.
Si è ragionato in un primo momento, fallendo, sul tetto di alunni per classe, ed ora, si prova a ragionare sul tetto complessivo di alunni per scuola. Così come è assolutamente vero che vi è stata anche una fuga di tante famiglie da Monfalcone per iscrivere i propri figli nelle scuole dei paesi vicini. Quello che si paga è l’assenza di una rete priva di ogni connotazione ideologica che abbia come unico fine quello di salvaguardare la qualità ed il diritto all’istruzione per tutti.
Probabilmente questa situazione paga anche lo scotto dell’abolizione della Provincia che avrebbe potuto fungere da Ente istituzionale mediatore, quello che effettivamente manca in questo territorio. Il contesto normativo attuale prevede in materia di dimensionamento scolastico che, conformemente al Decreto Interministeriale n. 127/2023, si debba prevedere una tendenza ottimale di dimensionamento per tutte le tipologie di autonomie scolastiche (istituti comprensivi e istituti secondari di secondo grado) ricompreso tra 900 e 1.400 studenti. Fermo restando che tendenzialmente la somma degli alunni delle autonomie da accorpare non dovrà superare il numero di 1.400 studenti.
Si parla dunque di “tendenzialmente” per il numero massimo, che significa che può essere sforato, mentre quello minimo, di 900 alunni, deve essere tassativo.
La conseguenza del dimensionamento scolastico in corso in questi anni ha visto la scomparsa di alcune autonomie scolastiche e la fusione in un solo istituto, con le conseguenze che ne possono derivare soprattutto in materia di tagli del personale, perché alla fine è lì che si va a colpire.
Siano essi DS, DSGA, ATA che anche eventualmente docenti.
Il tutto in un paradosso che, mentre a Monfalcone alcune scuole vedono avere numeri oltre i 1200 alunni, altre, nei comuni vicini, appena raggiungono la soglia di 900 alunni, oppure non la raggiungono neanche.
E con distanze minime da percorrere, disagi per le famiglie che potrebbero essere colmati, ad esempio, con un servizio di scuolabus potenziato.
In materia di tetto per alunni, la normativa attuale trova due riferimenti.
Il più noto, una circolare ministeriale che, come è risaputo, a livello giuridico non può costituire una fonte di diritto prevalente e vincolante.
La circolare numero 2 dell’8 gennaio, fissa al 30% la presenza massima di alunni stranieri nelle classi delle scuole elementari, medie e superiori.
Tale limite, però, non è fisso e può essere modificato in base alle competenze linguistiche degli alunni e alle particolari esigenze educative, rivelando una certa flessibilità nel suo approccio.
La circolare medesima prevede che il limite del 30% può di contro venire ridotto, sempre con determinazione del Direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale, a fronte della presenza di alunni stranieri per i quali risulti all’atto dell’iscrizione una padronanza della lingua italiana ancora inadeguata a una compiuta partecipazione all’attività didattica e comunque a fronte di particolari e documentate complessità.
E poi c’è l’articolo 45 comma 3, DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA del 31 agosto 1999, n. 394 che così prevede: “Il collegio dei docenti formula proposte per la ripartizione degli alunni stranieri nelle classi: la ripartizione è effettuata evitando comunque la costituzione di classi in cui risulti predominante la presenza di alunni stranieri”.
Il problema a livello nazionale praticamente non sussiste.
Poiché i più recenti dati quelli relativi all’anno scolastico 2021/2022 – rilevano che solo il 7,2 per cento di tutte le scuole in Italia ha più del 30 per cento di studenti stranieri, mentre il 18% non ne ha nessuno.
Chiaramente a Monfalcone la situazione è diversa.
Il tutto anche in un contesto sociale con un calo demografico enorme di italiani, mentre incrementa l’arrivo di stranieri, grazie anche al famigerato modello “Fincantieri” che qui nessuno è riuscito a contrastare, anzi, con la destra più nazionalista di sempre al governo, tanto nazionale che locale, i numeri degli stranieri è pressoché raddoppiato.
Ciò a dimostrazione che si è impotenti verso questa situazione.
Quale la soluzione?
Quello appena descritto è il contesto sussistente, al momento, e serve sicuramente una rete tra tutti i comuni del mandamento monfalconese, capeggiata dalla Prefettura, che possa prevedere una distribuzione di alunni presso i vari Comuni, dove sono presenti dei plessi scolastici, potenziando la rete di scuolabus, con contributi dalla Regione.
Incentivare fin dalla scuola dell’infanzia, coinvolgendo attivamente le comunità straniere, l’insegnamento della lingua italiana ai bambini, affinché possano arrivare nella scuola primaria con delle basi, in modo tale che si possa superare la questione dell’italofono sì e italofono no, affrontare questo argomento senza alcuna connotazione ideologica, per salvaguardare il diritto all’istruzione e la qualità dell’istruzione.
Perché sicuramente la situazione attuale non è più accettabile, tetto o non tetto.
Marco Barone