Nessun colpo di scena è stato cosi annunciato.
Dopo mesi di coperture e fumose dichiarazioni oggi si prende a pretesto e si impone un orario vincolante rifiutando ogni condivisione tra le parti per svolgere il Consiglio Comunale dedicato ai “fondi amianto per le aziende”, che non permette la presenza di diversi consiglieri.
Questo utilizzo della tematica è una brutta politica verso le vittime, verso la città.
Sfiducia divide e allontana i cittadini dalla vita democratica.
Il tema è semplice nella sua gravità: il Governo ha imposto e deciso di utilizzare soldi pubblici per destinarli ad una azienda che è stata riconosciuta colpevole e condannata nelle aule di Tribunale perché riconosciuta colpevole di aver utilizzato il materiale amianto, causando conseguenze per la salute a migliaia di lavoratori con centinaia di morti. Questo, e solo questo, è il punto.
Oltre a esprimere tutta la contrarietà, la rabbia per l’ingiustizia per come è stato fatto, questo mette in luce come per il Governo gli esposti e i morti di Monfalcone sono calcolati di serie B.
Infatti a Casale Monferrato, dopo il risultato negativo del processo del 2014, accettando una proposta unitaria della Comunità, la Presidenza del Consiglio ha richiesto di essere parte civile nel futuro processo (2020). Le motivazioni sono state accettate ed alla conclusione del processo nel 2023, la Presidenza del Consiglio è stata risarcita con 30 milioni di euro.
Stessi esposti, stessi morti. Per il Governo due trattamenti diversi, perché?
E perché Monfalcone non ha voluto percorrere la stessa strada di Casale Monferrato? A quei tempi era stata abbandonata la ricerca di soluzioni condivise per rispondere alle esigenze e necessità degli esposti, mentre si era voluto percorre “l’utilizzo” della tematica, che ancora oggi permane.
In questi anni di percorso, i punti che testimoniano tutt’oggi la gestione insufficiente del problema : dalla mancata richiesta al Governo di essere parte civile, nonostante le varie sollecitazioni, allo stato del CRUA in questi anni. Soltanto dopo una denuncia al Tribunale del malato sono state messe le sedie e ricavata una sala di aspetto sul corridoio dove tutt’ora permane, messo un lettino, e per il lavello del personale ci sono voluti 5 anni, installato nel aprile 2022.
Dalla mancata convocazione del Tavolo permanente amianto alla mancata sostituzione della parola “eroi” con “vittime” che equivale a oscurare le responsabilità, sulla targa della sede comunale (ne avevamo già parlato qui e qui).
Dal silenzio totale sulla prevenzione e sui prodotti sostitutivi dell’amianto, le fibre artificiali vetrose, nonostante il Documento sulle buone maniere elaborato nei primi anni 2000, e le importanti relazioni nel convegno del 2017, (del Dott. Massimo Bovenzi, Stefano Massera, Danilo Cotica) all’ultimo atto dei soldi pubblici dati ai responsabili della distruzione del capitale umano.
Una strategia per non disturbare il manovratore, una scelta di classe. Non basta dare la colpa al profitto, alle scelte politiche compiacenti, si muore anche per inerzia istituzionale.
Sento tanta pena per i figuranti che sventolano le bandierine di parte su questo tema drammatico, che è la conseguenza di quanto avvenuto trenta, sessanta anni fa. Non c’è nulla da sventolare, i dati giornalieri sugli infortuni, morti, malattie professionali dovute all’esposizione ai materiali, impongono a tutti maggior sobrietà e responsabilità.
Luigino Francovig