Lettere alla Redazione – Cassonetti a scomparsa, due considerazioni da un lettore

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera ricevuta stamane da un lettore de Il Monfalconese in merito ad un articolo apparso oggi sulla stampa locale

Vorrei fare due considerazioni in merito all’articolo apparso oggi sul quotidiano locale.

La prima riguarda il fatto che, come sempre, si tratta di proposte complicate che però, in un clima preelettorale, la attuale sindaca usa per mantenere alto il suo gradimento, sperando poi di passare il testimone a chi sarà il suo successore, il quale non sarà altro che lei stessa camuffata da chissà chi.

Oltre al fatto che come sempre, dopo 8 anni (8 anni non 8 mesi !!!) si continua a parlare di “quei de prima”.

La seconda, prettamente tecnica, riguarda il fatto che, come si evince dal rendering, i cassonetti a scomparsa dovrebbero essere inseriti dove ora sono collocati i bottini, posti dopo l’inutile ed orribile rifacimento delle aiuole di viale S. Marco.

Orribile, ma questo è un mio parere, e inutile perché di fatto non ha cambiato di una virgola il precedente assetto del viale, e oltretutto, guardando attentamente la realizzazione, si intuisce chiaramente dai particolari (piccoli o meno piccoli) che il lavoro è stato progettato e di conseguenza eseguito in maniera raffazzonata, con troppe modifiche in corso d’opera (erba? Edera? Erba sintetica? Canalette per cavi elettrici vuote in prossimità delle panchine?) e scadentissimo interesse per quel che riguarda l’abbattimento delle barriere architettoniche.

Non ultima la scelta dei “recinti” e dei vasetti di fiori per mascherare le aree.

Basti guardare che sono collocati a casaccio e che non è stata prevista alcuna rampa per la movimentazione dei cassonetti (c’è una cordonata di 15 centimetri e la raccolta da parte degli operatori e l’uso da parte dei disabili risulta evidentemente e fastidiosamente complicata).

Dunque, dal punto di vista tecnico, appunto, c’è da chiedersi come mai, due anni fa (ricordiamo le parole di Cisint già all’epoca), non è stata prevista la predisposizione per tali installazioni a scomparsa.

Ora, se solo ci possiamo immaginare che verrà fatto un lavoro del genere (utile o no che sia) dobbiamo anche immaginare, senza poi sforzare troppo la nostra fantasia o le nostre conoscenze tecniche, che dovranno essere eseguiti degli scavi, delle opere strutturali per l’appoggio dei cassonetti, degli scavi per l’adduzione in loco almeno dell’energia elettrica, e quindi, ovviamente, questo comporterà la manomissione delle opere attuali.

Dunque, alla fine di questa pappardella, mi viene da chiedermi – ma la mia è una domanda retorica della quale già conosco la risposta – se sia mai possibile che una amministrazione utilizzi costantemente i nostri soldi per un proprio tornaconto di gradimento, piuttosto che per un vero miglioramento della città.

Perché l’urbanizzazione non va mai pensata come fine a sé stessa o semplicemente per un beneficio estetico (discutibile, comunque) ma andrebbe intesa in un contesto più ampio, che tenga conto delle esigenze attuali ma anche e soprattutto dei cambiamenti che il contesto avrà nei prossimi decenni.

Ma se non si è in grado di vedere oltre i due tre anni addivenire (prova inequivocabile è il video di Cisint che due anni fa parlava dei cassonetti a scomparsa proprio mentre si stava rifacendo il viale!!!) non potremo avere un futuro che non sia identico o peggiore del presente.

Adriano De Stabile

 

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