Chi sa fa… ma ne siamo proprio sicuri?

Ha destato notevole sensazione in questi giorni lo scampato naufragio della nave Audace in servizio di linea tra Grado e Trieste.

Come noto, lo scorso 11 giugno la nave ha cominciato ad imbarcare acqua ed è stata mobilitata un’imponente operazione aereo navale per salvare passeggeri ed equipaggio.

Sin dal primo momento, con ancora i soccorritori in azione, sono scoppiate le polemiche, soprattutto sui social, da parte di chi aveva già da tempo segnalato l’inadeguatezza del mezzo navale per quel tipo di traversata. Da più parti è stato detto che il tipo di imbarcazione era adatta a viaggi in lagune e non in mare aperto.

Le autorità indagheranno, tuttavia la polemica si è rivolta anche nei confronti della Regione e sul modo nel quale vengono gestite le gare per l’appalto, visto che anche con imbarcazioni precedentemente destinate al servizio c’erano stati problemi.

Questo servizio di collegamento via mare, infatti, era stato già in passato fonte di inconvenienti, seppur non così drammatici, anche quando operava con un’altra imbarcazione, la motonave Adriatica, spesso guasta e fuori servizio ed anch’essa giudicata poco adatta al servizio in mare aperto per le sue caratteristiche tecniche.

Tutto ciò fa pensare che probabilmente più’ che ad eventi imprevedibili ed imponderabili, il problema principale sia da ricercare appunto il modo nel quale questo servizio di collegamento è stato istituito e/o gestito dalla Regione attraverso APT.

Ora, in questo pressapochismo nel “fare” così caro alle amministrazioni di destra, che si vantano appunto di “fare” sempre molto, (più di “quelli di prima”) ha richiamato alla mente scherzosamente e per assonanza il soprannome della sindaca di Monfalcone “Chi sa fa” in quanto anche a Monfalcone è stato da poco istituito un servizio di collegamento nautico con Trieste (che per il momento funziona poco ma solo perché poco utilizzato).

“Chi sa fa”, quindi, è un motto destinato a sottendere che chi non fa, (leggi “quelli di prima”) è perché “non sa”, e non perché magari ha fatto delle valutazioni e “sa ” che fare alcune cose non ha un rapporto costi/benefici conveniente ovvero “sa” di non avere i mezzi per fare delle cose in modo sufficientemente efficace.

Su “Chi sa fa” nell’ amministrazione del collegamento navale Grado-Trieste lasciamo il lavoro alla magistratura, ma dal momento che il termine ci richiama le fenomenologia corrente nel monfalconese, sorge spontanea qualche riflessione.

“Chi sa fa”, è uno dei motti dell’amministrazione monfalconese sul quale sarebbe importante riflettere.

“Chi sa fa”, ma chi sa cosa?

Se per sapere si intende la conoscenza dei metodi per reperire i fondi destinati ad interventi pubblici, su questo non si può discutere, specie per quanto riguarda la sindaca di Monfalcone.

Tuttavia, il motto fa pensare ad altro, del tipo “chi sa come fare le cose” oppure “chi sa quali sono le cose importanti per la comunità, le fa” ma è un motto fuorviante.

Perché, se continuiamo in questo gioco di parole, possiamo dire che molte volte “quelli di prima” magari alcune cose non le hanno fatte non perché non sapevano, ma perché avevano valutato che fare certe cose non era affatto conveniente.

Per esempio, chi lo sa se magari, per poter istituire un servizio di collegamento marittimo sarebbero stati necessari investimenti di tipo diverso e quindi navi più grandi e più costose?

Ma possiamo riflettere anche su molte altre cose.

Prendiamo per  esempio, l’ormai famoso “punto più a Nord del Mediterraneo”.

E’ stato oggetto di un intervento che ne ha cambiato l’estetica portandola più vicina ai canoni ai quali siamo abituati oggi. Al posto di un marciapiedi con una ringhiera protettiva, oggi abbiamo una gradinata che scende diretta verso il mare. Bello.

Ma questo ha comportato un costo di 5,2 milioni di euro che qualcuno dovrà pagare.

Era una priorità? Cosa sapeva “Chi sa fa” di più di “Quelli di prima”?

Forse sapeva come trovare i fondi, ma forse “Quelli di prima” non li avrebbero neanche cercati perché, spendere tutti quei soldi per cambiare semplicemente la forma di un molo, forse non era una priorità del tempo.

“Chi sa fa” è stato il motto per rifare la Piazza della Repubblica.

Anche qui, certo la pavimentazione era da sistemare ma, a quanto si apprende da recenti verifiche,  non lo era  tutto il sottostante (strutture e impianti) e quindi la spesa che sembra si aggiri tra 5 e 7 milioni di euro è giustificata?

“Chi sa fa” è stato il motto di chi diceva di “avere costruito 4 scuole”, ma chi sa fare lo sa che chiudere diverse scuole contemporaneamente causa un sacco di problemi alla popolazione scolastica?

Perché non sono state fatte 4 scuole ma sono stati:

1) iniziati i lavori alla Nazario Sauro che sarà pronta forse l’anno prossimo

2) è stata demolita la Cuzzi (si cominceranno i lavori prossimamente)

3) la scuola di via della Poma non è ancora completamente demolita.

Mi sfugge la quarta scuola, ma forse si riferisce agli interventi antisismici alla scuola Randaccio, che peraltro esisteva già prima quindi non è stata “fatta”.

“Chi sa fa” fa un museo pieno di poco o nulla, “Chi sa fa” spende soldi su di un autobus per andare sulla Rocca, “Chi sa fa” ha rifatto la scalinata di Marina Julia, esteticamente migliore di prima ma fondamentalmente uguale con una grossa spesa ( si parla di 1.300.000 euro tra scalinata e nuovo pontile) e “Chi sa fa” ha fatto riaprire la galleria sotto la scalinata Granatieri (810.000 euro preventivati).

Tutte priorità?

“Chi sa fa” sa evidentemente fare molta propaganda ed i risultati si sono visti con la sua elezione a Strasburgo.

Poi, come dopo ogni festa, rimangono i conti da pagare….

Massimo Bulli

 

 

 

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