L’Organizzazione mondiale della Sanità stima le vittime dell’amianto in 100 mila morti accertate all’anno e almeno 125 milioni di persone esposte. Nella nostra Regione da anni c’è un numero costante certificato di 34/36 morti, uno ogni 10 giorni, che avvengano nel silenzio totale, e sono migliaia i lavoratori che ogni giorno sono esposti a materiali e sostanze potenzialmente pericolose per la salute, es. edilizia, cantieristica. Quello che conviene alle aziende non è detto che convenga a chi lavora. Alla fine è una questione di soldi, di profitti, quelli sporchi.
Poi il 28 aprile, un giorno all’anno, vengono ricordati con testimonianze non dirette, per sentito dire o letto, importanti certo ma rimangono solo liturgie, poi tutto continua come prima. Da anni mancano le scelte politiche che mettano in discussione il sistema, imponendo la prevenzione e diano risposte alle esigenze e alle necessità degli esposti di ieri e di oggi. È bene ricordare che le ultime scelte politiche sono state fatte nel 2018 con il Piano regionale amianto; nel 2017 con il Convegno regionale sulle Fibre artificiali vetrose e con la mappatura degli edifici con i droni; nel 2016 con il piano per la sostituzione dei tubi in cemento amianto nell’ex provincia di Gorizia e dell’inaugurazione del Crua regionale. La storia non è più storia, la verità non è più verità, se i fatti vengono sostituiti dai silenzi o dalle negazioni, che è il manifesto del “non disturbare il manovratore”, sistema applicato dai nani politici per fini personali.
In questi anni si sono accumulate una serie di esigenze, che richiamo:
1) serve una legge “zero amianto” per l’acqua potabile;
2) serve una legge che definisca cosa si fa dei tubi di cemento amianto per l’acqua potabile una volta dismessi;
3) venga dispiegato in tutte le sue potenzialità il ruolo regionale del Crua;
4) venga modificata la Direttiva Europea 2018 in materia di sostanze cancerogene, in particolare la silice cristallina;
5) venga resa vincolante, per l’inizio lavori di ristrutturazione degli edifici, il certificato di verifica della possibile esistenza di materiali cancerogeni, come amianto e fibre vetrose;
6) venga istituito il “tesserino individuale”, un registro per la raccolta dei tempi, del tipo di esposizione, del tipo di materiale utilizzato definiti nelle tabelle come pericolosi. Va tenuta in considerazione la veloce evoluzione dei materiali, e che questi lavoratori operano nelle ditte di appalto, a volte difficilmente rintracciabili;
7) vengano attestate le composizioni dei materiali e le loro possibili pericolosità per la salute dei lavoratori, es. silicio;
8) vengano fatti i controlli sulla reale formazione sulla sicurezza fatta ai lavoratori, sugli indumenti di protezione adeguati, sulle norme di sicurezza, sul loro effettivo rispetto;
9) venga adeguato il personale degli enti preposti ai controlli,
10) venga convocato il Tavolo permanente amianto;
11) venga riportato al centro dell’attenzione, dopo il convegno regionale del 2017, il materiale sostitutivo dell’amianto, le fibre artificiali vetrose;
12) venga modificato il decreto del dicembre 2023 sul Fondo vittime dell’amianto;
13) vengano messi a disposizione dei lavoratori dell’indotto del cantiere i 2700 posti spogliatoi per la tutela della loro salute e delle loro famiglie.
Perché queste azioni non vengono fatte?
Le conseguenze dei ritardi, della loro mancata approvazione vengono subite, ogni giorno, dai lavoratori esposti di ieri e di oggi. Se è diventato normale, non è giusto. Fondamentale, quindi, che la protezione della salute e della sicurezza sui posti di lavoro e a casa diventi la spina dorsale della transizione e del futuro sviluppo. Il 28 aprile sia la giornata di scelte politiche vincolanti sui punti, tutti prioritari. Sia la giornata della credibilità politica, della responsabilità, del proprio dovere.
Non dimentico! e propongo che questa giornata sia anche l’occasione per sanare un “vuoto” che riconosca e definisca i ruoli avuti nelle lavorazioni e nelle conseguenze mortali. Non ci possono essere mediazioni, la toppa messa togliendo la parola “eroi” dalla targa dedicata alle vittime dell’amianto sul municipio di Monfalcone è una presa in giro. Quindi, per il Loro rispetto pretendo venga inserita sulla targa la parola “Vittime” che indica che qualcuno è il responsabile, già riconosciuto e condannato nei processi.
In questa giornata venga lanciata una proposta alla Slovenia, da queste “terre comuni delle morti di amianto” nell’ambito di GO!2025: un’iniziativa di speranza per far diventare la prevenzione strutturale, per la salvaguardia della vita e della salute, del lavoro e dello sviluppo, costruendo un Centro europeo transfrontaliero.
Luigino Francovig