23 dicembre 2023 : la “Caporetto” di questa Destra a Monfalcone

 

Il 23 dicembre 2023 è accaduto a Monfalcone un qualcosa che in Italia probabilmente non ha avuto nessun precedente, almeno con una portata così enorme.

Una comunità di nazionalità straniera intera che scende letteralmente e fisicamente in piazza, impugnando bandiere italiane ed europee per chiedere di essere riconosciuta come insieme di cittadini italiani, europei e monfalconesi. Sì, il pretesto è stata la questione religiosa, la fatidica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

La sensibilità religiosa è certamente per certe comunità prioritaria rispetto ad altri diritti, come quelli sul lavoro, ma oramai le acque sono agitate perché è fallita la politica attualmente al governo cittadino.

La politica è l’arte del compromesso, un compromesso con il quale si deve rispondere non solo ai propri elettori, a chi ti ha legittimamente votato, ma anche a chi non ti ha votato.

Si deve rappresentare tutti, votanti e non votanti, tuoi elettori e non, si deve rappresentare l’intera comunità monfalconese, si deve includere, non escludere, anche per semplice buon senso, ed operare per unire un Territorio oramai frammentato come non mai nel corso della sua storia.

E quando la politica non è più in grado di mediare, ha fallito.

Monfalcone è isolata, questa è la sensazione che si ha, a prescindere dalla solidarietà espressa dai propri “amici” e simpatizzanti. Se la comunità prevalentemente musulmana è scesa in piazza lo ha fatto per dire basta alle differenze, alle discriminazioni, ma si continua a specificare gli autoctoni, i monfalconesi e loro.

Il 23 dicembre è la Caporetto di questa destra, che non potrà arretrare, sia per questioni ideologiche, sia perché significherebbe dover ammettere di aver sbagliato.

Oramai è stata intrapresa una strada a senso unico che porterà alla fine dell’attuale esperienza politica della storia monfalconese che non significa che le prossime elezioni verranno automaticamente vinte da forze di sinistra o progressiste, ma sicuramente non più da questa destra estrema, perché una città così divisa è un problema sociale enorme, ingestibile e certamente dalle parti di Fincantieri saranno tutt’altro che contenti e ciò avrà indiscutibilmente un peso.

Perché Fincantieri, alla manovalanza bengalese, non ci rinuncia.

Se un luogo non è a norma per poter consentire certe e date attività di aggregazione sociale e di culto, la politica deve sapersi fare mediatrice affinché si possa garantire il diritto costituzionale di culto e similare, anche per una semplice e banale questione di gestione di “ordine pubblico” e di convivenza pacifica e serena.

Questo deve fare la politica, saper mediare, tra privato ed interesse pubblico, non certamente costruire moschee o chiese, o fare capricci religiosi, perché grazie alla nostra Resistenza, non siamo uno Stato confessionale, ma LAICO, cosa che qualcuno continua a dimenticare.

Ciò a prescindere da come la si possa pensare sull’Islam, che sicuramente non è una religione progressista e ci vorranno secoli affinché si possano “modernizzare” certe idee, sulla religione cattolica, con le sue contraddizioni, e quant’altro.

Un giorno questi cittadini che hanno impugnato bandiere italiane ed europee diventeranno cittadini italiani a tutti gli effetti, impareranno l’italiano a dovere e voteranno, e tra qualche decennio, se non prima, Monfalcone potrà forse anche esprimere un sindaco di nazionalità straniera, che potrà essere anche con idee di destra, come accade in Europa da tempo in luoghi plurali assimilabili alla città dei cantieri che ha superato la soglia di 30 mila anime.

Ci sono luoghi in Italia, come Mazzara del Vallo, dove comunità religiose diverse, cristiane e musulmane, ortodosse, laiche, ecc, convivono pacificamente ed in armonia, insieme.

La laicità è l’ago della bilancia che deve creare il giusto equilibrio ed essere l’unico faro da prendere come riferimento, soprattutto in un contenitore così complesso come quello di Monfalcone, ma come ben la realtà politica di questi tempi racconta, questo faro si è spento nella selva oscura dell’accecamento ideologico identitario che ha portato il 23 dicembre alla Caporetto della Destra estrema monfalconese.

Marco Barone

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