L’identità cristiana non si testimonia solo con lampadine colorate, mercatini e presepi

Se anche noi siamo passati dalla Festa di Tutti i Santi alla celebrazione di Halloween, abbiamo fatto i nostri passi nell’era post-cristiana. Se già a fine novembre abbiamo illuminato le nostre vie e piazze per creare il clima più adatto a rivitalizzare il centro città e richiamare gente per dar fiato alle attività commerciali, non possiamo confondere tutto questo con l’Avvento, il percorso che porta al Natale. Anche qui abbiamo lasciato l’identità cristiana per abbracciare il consumismo.

Intendiamoci, le attività commerciali non sono un male, ma piegare il significato del Natale ad un giro per i negozi non è certamente rispettare il significato che i credenti cristiani danno al 25 dicembre. L’Avvento è riflessione, ricerca di significati, osservazione di ciò che ci succede attorno ed è, quindi, attesa di una risposta alla nostra vita, alle nostre speranze, ai nostri perché. Questa è l’identità dell’Avvento cristiano e nelle chiese, per quei pochi che le frequentano, ogni giorno risuonano le parole di antichi profeti che parlano di un mondo nuovo dove agnello e lupo convivono in pace, dove il leone mangia l’erba, la pantera si sdraia accanto al capretto… per dire che ciò che appare impossibile avverrà: la saggezza del Signore riempirà il Paese e il Messia promesso sorgerà dalla “radice di Iesse”.

Avvento è attesa, ma attesa non vuol dire stare seduti ad aspettare. Vuol dire osservare, capire, agire per essere in grado di ricevere il dono di Natale: Dio che entra nella Storia. Parole difficili da digerire in un mondo abituato a misurare tutto, a ritenere superbamente di essere in grado di spiegare tutto.

Il Dio che entra nella Storia non è comprensibile a chi vuole misurare tutto partendo da se stesso e supera quella che riteniamo essere razionalità, per entrare nel mondo dell’amore incondizionato dove “io” e “tu” sono consapevolezza di una fratellanza che supera qualsiasi distinzione, perché ambedue generati dallo stesso amore di Dio che si espande nell’universo.

Del resto, quel Gesù che nasce a Natale ci ha spiegato che nel volto di ogni persona, soprattutto se nella sofferenza, c’è il suo volto, il volto di Dio.

Luci, mercatini, musica scaldano il cuore e sono piacevoli, a condizione che non siano un alibi e soprattutto non diventino motivo di divisione “identitaria”. La comunità cristiana ha un compito: prepararsi al Natale nella giustizia, nella solidarietà, nell’amore non come semplici parole, ma come atti concreti di testimonianza che l’attesa della nascita di Gesù non è solo sentimento. È l’esigenza di una conversione di vita. Parola tremenda quando chiede coerenza nei rapporti sociali, rispetto in casa e fuori, giusta retribuzione, pari dignità per tutte le persone in ogni luogo e momento.

Avvento è conversione se il cristiano vuole entrare in chiesa la notte o il giorno di Natale con gioia vera, quella che evita l’ipocrisia di un sentimentalismo che non cambia la vita.

29 novembre 2023 : presentazione del programma degli eventi natalizi a Monfalcone con la presenza di un folto gruppo di personaggi strettamente legati al vero significato del Natale (“nel segno del suo forte valore identitario” cit.)

Se Monfalcone pensa ancora di avere un’identità cristiana non può certo testimoniarla fermandosi alle lampadine colorate, ai mercatini, ai presepi con le statuine di argilla colorata.

I credenti hanno bisogno di una continua conversione della vita per testimoniare il Natale, momento del più grande sconvolgimento della Storia, quello in cui Dio decide di essere persona umana e di assumere su di sé tutte le contraddizioni e il male dell’umanità per ridare speranza e gioia alla vita di ogni persona. Difficile, è vero, ma la comunità cristiana deve almeno provare ad essere davvero se stessa prima, durante e dopo il Natale.

 

Guido Baggi

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