La vicenda delle Terme romane di Monfalcone sta raggiungendo la dimensione del grottesco a una velocità che non ci aspettavamo.
Avevamo inviato alla stampa una serie di domande che, in sintesi, invocavano la trasparenza amministrativa. Queste domande si possono riassumere in pochi punti:
- Qual è il motivo della chiusura? La legionella?
- Considerata la reiterata chiusura, qual è la dimensione del problema?
- Quali sono i possibili rimedi e i tempi di riapertura?
In realtà non ci pareva di aver chiesto l’impossibile a un’amministrazione che comunica quotidianamente, spesso sul nulla o sulle promesse. E invece, apriti cielo. Con il solito piglio da oracolo degli dei, l’altro giorno è apparsa la piccata risposta del Sindaco che, in buona sostanza, possiamo riassumere in “tutta colpa de quei de prima!”.
Sorpresi? No, dai, è la solita storia: le cose che riescono (pochine) le abbiamo fatte noi (cioè loro, l’AdC – l’Amministrazione dei Capaci), mentre tutte quelle che non ci riescono (parecchie, diciamolo) sono colpa di qualcun altro. Come di chi? Ma di chiunque, non ha importanza, ovvio! Che siano i bengalesi, che sia Fincantieri, che siano i “poteri forti e certa stampa” (cit.) o che sia l’islamizzazione galoppante, va bene lo stesso. E se proprio non c’è altro, ci sono sempre i famosi “quei de prima”, una specie di jolly buono per ogni scusa.
Cosa dice il Sindaco a corredo? Che non accetta “speculazioni politiche sulle terme”. Ah… ecco. Quindi quando afferma che “le terme sono solo l’emblema del fallimento del modo di gestire la cosa pubblica da parte delle amministrazioni di sinistra” (Il Piccolo, 10/09/2023) non specula, sta solo conducendo un’analisi tecnico-economica? O forse una due diligence, come ama fare? O sta leggendo uno dei business plan che spesso chiede alle società partecipate?
Vabbé, lasciamo correre, sappiamo che la coerenza non è una virtù propria del centrodestra italiano, lo constatiamo ogni giorno.
Dice inoltre il Sindaco (stesso articolo de Il Piccolo) che il problema sta nelle “manutenzioni della struttura e delle tubature”, ma che questi fatti “non incidono sui programmi di sviluppo”. Ok, prendiamo nota.
E allora proviamo a rimettere nel giusto ordine date e avvenimenti, però voi tenete il conto degli anni, è importante.
Nel 2013 (dicembre) vengono inaugurate le nuove Terme romane, frutto di un investimento di circa 3 milioni di euro da parte dei privati e di un project financing, proprio come quello recentemente invocato dal Sindaco come modello vincente di cooperazione pubblico-privato, ricordate? Per i più curiosi rimandiamo alla stampa locale (https://tinyurl.com/y3hk5y5d) e ai commenti delle istituzioni riportati sul sito della Regione, che definiva le Terme romane “Terme del popolo”, perché era stato “un vasto movimento popolare a porre alla politica più di vent’anni fa a Monfalcone il tema della riapertura” (https://tinyurl.com/2kxz9hzk).
Nel 2017 Cisint concorda la risoluzione consensuale del contratto con il vecchio gestore, liberandolo da ogni vincolo, remunerando l’investimento alla controparte privata (con una deliberazione di consiglio comunale fatta in fretta e furia e, parrebbe, senza esperire le dovute procedure di riequilibrio del piano economico finanziario, almeno a leggere i documenti disponibili, e comunque pagandola con fondi pubblici). Quindi la gestione passa a Terme FVG Srl.
Nel 2021 (settembre), in una simpatica conferenza stampa, il Sindaco affermava che era “arrivato il finanziamento della Regione” e che “4,9 (milioni) riguardano la realizzazione delle piscine con area saune e il centro estetico”, cosicché “l’ampliamento delle Terme romane è giunto alla fase definitiva”. Col solito piglio oracolare annunciava anche che “ci apprestiamo, entro ottobre (2021), ad approvare il piano di fattibilità per andare alla gara di appalto integrato e poter partire con le opere nel corso del 2022” per poi chiudere col consueto colpo di teatro: “ragionevolmente si può ritenere che la struttura potrà essere operativa per il 2023” (https://tinyurl.com/yfczehhk).
Poi però nel 2022 (novembre), a seguito di una conferenza stampa dell’Assessore regionale Bini, del Sindaco Cisint e dell’amministratore della società Terme Fvg, arrivava un comunicato della Giunta regionale nel quale si affermava che “il progetto definitivo ed esecutivo si prevede approvato a marzo del prossimo anno (2023) mentre l’inizio dei lavori entro settembre (2023)” (https://tinyurl.com/36d57duj).
Allora, ricapitoliamo.
Inaugurazione terme: dicembre 2013.
Elezioni comunali con insediamento della prima giunta Cisint: ottobre 2016.
Chiusura del project financing pagando l’indennizzo al partner privato: inizio del 2017.
Chiusura delle Terme per motivi di manutenzione (che “potrebbero” essere a carico della proprietà, ovvero del Comune): estate 2023
Prossima apertura e operatività centro wellness: entro il 2023 (ma secondo la Regione, che smentisce il Sindaco, nel 2023 – forse – partiranno solo i lavori).
In sintesi: dei quasi 10 anni di vita delle terme, i primi 2 anni e 10 mesi sono passati sotto l’amministrazione di centrosinistra, mentre gli ultimi 7 anni sono passati sotto l’amministrazione “de quei che sa”.
Secondo voi, a chi competevano le manutenzioni la cui mancanza ha causato la chiusura delle terme? Esiste un dettagliato programma di esercizio? Il business plan della società gestrice (o del Comune…) specifica tutti i costi di ordinaria e straordinaria manutenzione? Sono state condotte le opportune due diligence?
Sicuramente nella prossima diretta ci spiegheranno tutto, nel frattempo non possiamo che aspettare un nuovo e dirompente annuncio…
Morale: siccome “chi sa fa” e non si “perde in ciacole” e, soprattutto, non specula perché sa gestire la cosa pubblica, cari monfalconesi preparate accappatoio e ciabatte di spugna, perché entro l’anno si va tutti al centro wellness delle Terme romane (che “i programmi di sviluppo sono assolutamente confermati”)… ma solo dopo aver fatto un po’ di ginnastica nel nuovissimo e pluri-inaugurato centro sportivo integrato, naturalmente!
Davide Strukelj