Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Il mare è un diritto
Leggere le esternazioni della Sindaca sul burkini in spiaggia ci fa nascere una domanda: perché quando le donne frequentano la spiaggia e si divertono, portano i figli al mare a prendere il sole dobbiamo per l’ennesima volta dire che c’è qualcosa che non va?
Ci sembra più un’idea presa sull’onda della necessità di voler “normalizzare” una situazione che ormai è evidente esserle sfuggita di mano (il numero di cittadini stranieri a Monfalcone), ancora una volta, che si vuole gestire con modalità già dimostrare essere fallimentari e che scaricano sulle donne il prezzo da pagare.
In tutto questo discorso non c’entra nulla l’emancipazione delle donne che in primis dovrebbe vedere al centro la libertà di scelta della persona e non ulteriori divieti.
Non sembra importare il pensiero, l’inclinazione e la sensibilità, di queste donne l’amministrazione vuole che si spoglino perché così si “deve” fare.
Nessuno dovrebbe dire ad una donna come vestirsi nello stesso modo in cui negli anni settanta non si voleva che si dicesse quanto doveva essere lunga la minigonna.
Nessuno deve dire ad una donna come vestirsi, né il marito, né il referente religioso, né la Sindaca. Con queste dichiarazioni non avvicineremo le donne a politiche di emancipazione e di inclusione ma si radicalizzerà lo scontro tra culture e si costringerà le donne a stare a casa, a rinunciare al mare e alla socializzazione, il risultato non sarà certo vederle in bikini.
Ma veramente poi l’emancipazione della donna si misura in quanta pelle riesce a mettere in mostra? E a chi dice che le donne bangladesi dovrebbero emanciparsi rispondiamo che prima devono essere libere di scegliere come vestirsi, l’emancipazione non si spiega, si pratica.
Cristiana Morsolin e Alessandro Saullo