Emergenza medici di base, avete capito cosa sta succedendo?

 

Mai come ora, una soluzione al problema relativo alla mancanza di medici di base diventa prioritaria e fondamentale per tutelare la salute di ogni cittadino e dargli quella dignità che gli è dovuta.

La nascita degli ASAP (Ambulatorio Sperimentale di Assistenza Primaria) può tamponare temporaneamente una fase critica che non deve diventare abitudine.

L’apertura degli ASAP non deve diventare un pretesto alle amministrazioni per dormire sugli allori e dimenticare il problema (“Tanto l’ambulatorio l’abbiamo aperto…”)

Il cittadino/paziente che prima di tutto è un essere umano al quale deve venir garantita dignità e tutela, ha bisogno di stabilire con il medico curante un rapporto che va al di là delle mere prescrizioni di esami  e di ricette,  un rapporto umano che dovrebbe, se tutto va bene,  durare anni. Un medico dovrebbe accompagnare il proprio assistito nelle diverse stagioni della vita e l’assistito dovrebbe riporre nel medico la necessaria fiducia per vivere il delicato momento della malattia per quanto possibile in serenità.

Tutto questo però sta sfuggendo di mano, i medici non vengono (ahimè) quasi più motivati dalla professione, la burocrazia li sommerge, lo spirito della professione come missione viene ormai meno…

Vi invitiamo a una riflessione perché siamo sicuri che i cittadini del territorio non si stanno rendendo pienamente conto di quello che sta accadendo. Non se ne renderanno conto fino a che non succederà a loro.

Nel giro di qualche mese ci saranno migliaia – sì migliaia, avete capito bene –  di persone senza medico di base che avranno bisogno di assistenza.

Riusciranno tutte a rivolgersi ai pochi ASAP sparsi nel territorio?

Come potrà avere adeguata assistenza una persona anziana? una persona sola? una persona disabile?

Da parte nostra vi riproponiamo un articolo pubblicato sul numero de Il Monfalconese di maggio 2023 che guardava già avanti.

Pensateci, rifletteteci. E poi non dite che non ve l’avevamo detto…

 

di Elisa Zorzin 

Da qualche tempo, il nostro territorio sta vivendo una profondissima e sempre più lampante crisi legata alla scarsità di Medici di Medicina Generale (MMG). Quella che fino a qualche anno fa era la principale figura di riferimento per i cittadini, ora sembra sempre più un lontano ricordo o addirittura un lusso appannaggio di pochi fortunati. 

Negli ultimi mesi stiamo assistendo non a quello che, ottimisticamente, sarebbe dovuto essere il giusto e sacrosanto ricambio generazionale, ma ad un vero e proprio fuggi-fuggi generale dei tanti medici del Basso Isontino che, chi per sopraggiunti limiti di età, chi per premature dimissioni, stanno abbandonando la professione. Nello specifico, nel nostro territorio, circa 5 medici di base stanno cessando o hanno appena cessato l’attività e dall’altra parte l’Azienda sanitaria di riferimento non ha trovato le risorse per procedere con nuove nomine. Si è pensato, invece, di istituire degli Ambulatori Sperimentali di Assistenza Primaria (ASAP), composti da un team di più professionisti sanitari. Insomma, una sorta di guardia medica territoriale in grado, così parrebbe, di assistere le tante famiglie rimaste senza medico.

A cosa è dovuta questa tragica situazione, che ha comportato il netto peggioramento in termini quantitativi e qualitativi delle prestazioni erogate? Soltanto alla scarsa lungimiranza della politica che non è stata in grado di garantire la qualità del Servizio sanitario o c’è dell’altro?

C’è da dire che, quello del medico di base, sembrerebbe diventato un mestiere che ormai nessuno vuole più esercitare: complici i progressivi demansionamenti che rendono il MMG sempre più un amministrativo anziché un clinico, come pure i continui e demotivanti ostacoli burocratici, l’orario di reperibilità esteso anche al sabato e la domenica, l’aumento esponenziale e quasi obbligato dei massimali (ad oggi alcuni medici hanno raggiunto la soglia degli oltre 1800 mutuati); infine, i non trascurabili due anni di pandemia, che hanno contribuito a rendere complicato se non addirittura marginale (soprattutto per la scarsità di strumenti, a partire dalle mascherine) l’apporto del medico di famiglia. Di certo, quelli appena elencati sono tutti elementi che hanno dissuaso i tanti neolaureati dall’intraprendere questa carriera.

 Come intende il nostro assessorato alla Sanità regionale fronteggiare questa drammatica situazione?

Più fondi, più servizi al cittadino, più investimenti in attrezzature sanitarie, maggiori tutele per i MMG.

Urge un rapido cambio di passo.

 

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