Ultimamente, ma sempre più spesso, leggiamo non solamente sulle pagine locali del quotidiano, ormai in usufrutto, ma anche su quelle interne, le dissertazioni della sindaca più a nord del mediterraneo (tutto deve essere accompagnato dalla indicazione geografica).
Lunedì 3 luglio, in un fondo, affronta il problema del lavoro all’interno della grande fabbrica, della presenza di lavoratori stranieri, di una comunità dove la presenza degli stranieri è ormai arrivata al 30% dato che ha fatto saltare tutta una serie di servizi tarati diversamente.
Giustamente, diciamo, rivendica la necessità che Fincantieri, società dello Stato, sia partecipe di una crescita compatibile e sostenibile con il territorio abbandonando logiche di subappalto incontrollato come ora avviene e come continuamente denunciato dalle forze politiche e sindacali più avvedute.
Una azienda che metta in pratica quelli che sono i principi di responsabilità sociale di impresa all’interno e soprattutto con i propri fornitori, non basta rimettere a posto un asilo.
Leggendo l’articolo, però, abbiamo avuto la sensazione che tutto quanto fosse scritto da un soggetto terzo, neutro, rispetto a quanto accaduto e accade in città.
Si fa un’analisi della situazione e si indicano possibili percorsi da intraprendere per migliorare la situazione e riportarla, dice autocitandosi, al “limite di compatibilità urbana e sociale”.
Bene, ma una domanda che ci facciamo dopo aver letto l’articolo da cui siamo partiti, che molti si fanno e che tutti dovrebbero farsi: dov’era lei in questi ultimi sette anni ?
Non sembra a Monfalcone.
E poi ancora una domanda: rispetto a sette anni fa il subappalto è diminuito, la presenza di stranieri è diminuita, i servizi sono migliorati, il rapporto con il territorio è cresciuto, il commercio ha ripreso a fiorire, la città è più pulita?
A noi, ma non solamente a noi, sembra proprio di no e nell’articolo, in maniera neppure tanto implicita, lo dice lei stessa, proponendosi, oggi dopo sette anni di governo, di risolvere quello che imputava a quelli di prima.
E non saranno una piazza, landa deserta senza personalità ma con pilo e feràl, e quattro fiorellini a farci cambiare idea.