31 agosto 2024, a Lignano si celebra il FVG Pride e la lotta per i diritti di tutti

 

 

Navigando qua e là nel mondo social, mi imbatto in un articolo (21 agosto 2024 – Teleantenna Monfalcone ) dove l’ assessora Anna Cisint rende pubbliche le sue considerazioni sull’evento che tanti attendono con gioia, per sabato 31 agosto, in quella vivace località vacanziera della nostra regione che è Lignano.

All‘ inizio era il Gay Pride, l‘ orgoglio omosessuale, che oggi si preferisce chiamare solo Pride perché riconosce e abbraccia tutti gli orientamenti sessuali che trovano espressione in quella sigla che con il passare degli anni si è arricchita sempre di più negli acronimi fino alla versione più aggiornata di LGBTQIA+.

“La manifestazione del Pride un pericolo per i nostri valori democratici…” sono le parole dell’assessora che continua sostenendo come la manifestazione sarebbe il pretesto per scardinare fondamenti e valori della nostra società.

In verità dietro queste affermazioni si nasconde la non accettazione morale della naturale attrazione e sentimento che possono nascere tra due persone indifferentemente dal loro genere sessuale, e anche della libertà di scegliere di vivere la propria vita riconoscendosi in un genere diverso da quello che ci è stato attribuito alla nascita.

Questi sono oggi diritti in parte riconosciuti per legge, seppur con percorsi lunghi ed indaginosi, ma costantemente presi di mira dall’attuale governo ultraconservatore e antidemocratico nell’intento di restringerli fino ad arrivare alla loro negazione.

Non possiamo permettere che si retroceda sui diritti acquisiti, e dobbiamo impegnarci affinchè siano riconosciuti a tutti indistintamente, anche con le manifestazioni di grande richiamo come il Pride.

L’articolo continua con i soliti riferimenti religiosi che stonano sempre con il linguaggio utilizzato oltre che con il modus operandi della assessora, tutt’altro che misericordiosi o votati all’accoglienza e al rispetto, come invece insegnano i valori cristiani.

Così l’eliminazione dei crocefissi nelle scuole e l’abolizione dell’ora di religione, che sono state disposizione dello Stato, diventano, con grande mio stupore, responsabilità del Pride.

Il fare leva sui  valori cristiani per nascondere le proprie posizioni discriminatorie e antidemocratiche è una strategia politica largamente usata dalla Destra, e a Monfalcone non si fa certo eccezione.

Anche Papa Bergoglio afferma che “…l’omosessualità non è un crimine, ma un fatto umano…” e benedice gli omosessuali come qualsiasi altro individuo senza distinzione, chiedendosi “…chi sono io per giudicare…”.

Qualche mese fa aveva fatto notizia la richiesta del pontefice, rivolta ai vescovi, di non accettare le richieste di seminaristi che si dichiaravano omosessuali, ed erano seguite critiche per aver usato espressioni che avevano offeso le comunità LGBTQIA+ e non solo.

Puntualmente arrivavano le scuse e i chiarimenti da Papa Francesco, spiegando le sue preoccupazioni per questi ragazzi: “…è molto difficile che un ragazzo che ha queste tendenze poi non cada perchè vengono pensando che la vita del prete li possa sostenere ma poi cadono nell’esercizio del ministero…”.(27 maggio 2024 – Il Sole 24 Ore)

Anche io sarei preoccupata che un ragazzo cerchi rifugio in una vita da religioso, pur non sentendo la giusta vocazione che quella scelta di vita richiede, per la paura di affrontare con naturalezza e serenità la propria omosessualità, temendo di essere giudicato come una “vergogna” ed escluso dagli affetti famigliari e dalle relazioni di amicizia legate alla scuola, allo sport o al lavoro.

Solo nel 1990 in Italia l’omosessualità è stata tolta dall’elenco delle malattie mentali, ma ancora tanti erroneamente la ritengono una condizione anomala.

E’ considerata un crimine in 60 Paesi dei 193 che compongono le Nazioni Unite, con pene che vanno da alcuni anni di carcere fino all’ergastolo, dalla fustigazione fino alla pena di morte.

Inciviltà, arretratezza, ignoranza, ingiustizia e crudeltà dilagano ancora tra i popoli, sta a noi lavorare e impegnarci per fermarle.

Michela Monticolo

 

 

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